Il nodo della valorizzazione della compagnia aerea da parte dei commissari
È appena cominciata una battaglia sottotraccia che investe i rapporti tra Roma ed Abu Dhabi. Idilliaci nel 2014 quando il governo Renzi si adoperò per l’ingresso della compagnia emiratina Etihad in Alitalia, salvandola dal fallimento con un investimento che ha superato, in tre anni, i 600 milioni di euro. Ora conflittuali. Non sfociati apertamente in accuse reciproche, perché l’attesa è tutta per come (e quanto) verrà valorizzata la compagnia dai tre Commissari straordinari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari. Etihad, azionista e quindi creditrice della procedura concorsuale, è tra gli offerenti ammessi alla data room.
Fonti vicine al dossier descrivono Ahmad Ali al Sayegh, plenipotenziario del governo di Abu Dhabi, infuriato per quanto è avvenuto in Alitalia. Per lo sperpero di soldi. E per ulteriori grattacapi che potrebbero ancora arrivare dai Commissari. Il primo si sarebbe già materializzato: una richiesta di 40 milioni di euro da parte dei tre Commissari per lo sfruttamento di diritti commerciali (e di marketing) di cui avrebbe goduto Etihad in questi tre anni volando Alitalia e ora da dover rimborsare. A supporto della richiesta la legge fallimentare italiana. Che permetterebbe ai Commissari di avere una corsia preferenziale per i crediti vantati da una società in amministrazione straordinaria. Non si applicherebbe lo schema di compensazione debiti/crediti. Etihad perciò dovrebbe pagare. Ma è chiaro che gli emiratini, in caso non dovessero essere presi in considerazione per la valorizzazione di alcuni asset di Alitalia, adirebbero le vie legali perché circola un’ipotesi che li troverebbe sconcertati.
Nel processo di vendita della compagnia figurerebbe anche il programma MilleMiglia, di cui Etihad controlla il 75% dopo aver versato tre anni fa 190 milioni di euro, di cui 130 milioni per la transazione e 60 utilizzati da Alitalia come riserva a bilancio. La questione qui è in punta di diritto. Tecnicamente i Commissari dovrebbero poterne godere. D’altronde MilleMiglia è il programma di fedeltà per la clientela ad alta capacità di spesa ed è correlata al marchio Alitalia. Va valorizzata, ma la società che la detiene è controllata da Etihad pertanto sarà necessario venire a patti con gli ex soci emiratini. Quel che è certo è che ci guadagneranno gli avvocati. Gli studi legali che lavoreranno per Alitalia e quelli che seguono Etihad, perché sono pochi quelli che escludono un contenzioso che potrebbe protrarsi per anni. Di più. L’altra partita, delicatissima, è quella che riguarda le cinque coppie di diritti di volo dello scalo di Londra Heathrow che Alitalia ha venduto ad Etihad tre anni fa per 60 milioni di euro. Gubitosi non ha escluso un’azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici (quindi anche James Hogan, l’uomo di Etihad al timone di Alitalia in questi anni). Qualcuno ritiene quel prezzo troppo basso. Gli avvocati di Etihad hanno già confezionato una controdeduzione. Quel prezzo è di mercato. Perché sono voli pomeridiani, non i più appetibili.
Il Corriere della Sera