Tensione alle stelle, caldo, emozione: giovedi’ 29 giugno 2000, semifinale degli Europei giocati in Belgio e Olanda. Si va ai rigori, le squadre, Italia e Olanda, sono rimaste sullo 0-0 anche dopo i supplementari. Capannello di calciatori vicino alle rispettive panchine, allenatori che riflettono sull’ordine dei rigoristi. In campo c’e’ anche lui, Francesco Totti, fascetta bianca in fronte per fermare il ciuffo biondo ribelle. Azzurri al centro del campo, Orange pure. Da una parte all’altra dita incrociate, scongiuri, preghiere. Il terzo rigorista e’ lui, il Francesco di Roma. Il pupone, il sornione, quello che sta un po’ antipatico a tanti, perche’ di Roma, perche’ irriverente… perche’ troppo bravo. E quando tocca a lui la telecamera immortala la scena che poi diverra’ cult per il mondo del calcio: il Francesco da Roma, con l’aria di chi sembra non aver capito che cosa si sta giocando (credibilita’ agli occhi del mondo, professionalita’, serieta’, bravura, ecc. ecc) si avvicina a Gigi Di Biagio, calciatore che ha a lungo indossato i colori giallorossi e gli sussurra: “Mo je faccio er cucchiaio“. Le mani fra i capelli di Di Biagio che lo guarda e poi si gira verso Paolo Maldini e dice: “Quello e’ matto!“. E il capitano azzurro non perde tempo cercando di scoraggiarlo: “Ma che sei pazzo? Siamo in una seminfinale“. Ma lui, il sornione Re di Roma, tira dritto verso il dischetto mormorando: “Se, se, je faccio er cucchiaio“. Van Der Sar, enorme “saracinesca” olandese di quasi due metri, sta li’ ad aspettare. Il portiere orange lo guarda, il romano lo guarda a sua volta, si guardano ancora… l’arbitro fischia e plaff… il pallone “a cucchiaio” vola in rete con il portierone spiazzato completamente e conscio di aver fatto una figuraccia mondiale. Da quel momento in poi tanti portieri hanno temuto il famoso “cucchiaio” o anche “la cucchiara” come una volta sembra abbia detto Buffon al suo amico di una vita, Francesco Totti in una delle tante acerrime sfide con la Juve: “No Fra, la cucchiara no!”. Dell’ormai storico gol a cucchiaio, che per primo fece il ceco Antonin Panenka in una finale degli Europei del 20 giugno del 1976, contro la Germania Ovest, si parla nel libro “Francesco Totti, tutta la vita“, realizzato dal Messaggero con AGI e acquistabile in edicola con il quotidiano della Capitale. Del suo “cucchiaio” hanno parlato in tanti, e nel libro c’e’ un contributo speciale, quello dello chef Carlo Cracco che scrive: “Totti e’ un giocatore incredibile. Anche in Nazionale, quando giocava lui, c’era una leggerezza che non aveva nessuno: quando fece il cucchiaio all’Olanda eravamo tutti impazziti per lui. Solo lui aveva quel coraggio e quella forza“. E ancora, restando “in cucina”, Cracco dice: “Se Totti fosse un piatto, non sarebbe un piatto della cucina romana, come cacio e pepe. Lui e’ molto di piu’. Secondo me sarebbe una pasta e fagioli. Perche’ e’ una cosa che capiscono tutti. Il calcio di Totti riassume la semplicita‘ apparente e la complessita‘ nascosta di quel piatto
Maria Letizia D’Agata, AGI