La fatina dagli occhi turchesi ha perso la bacchetta magica, il suo tocco sta diventando quasi malefico e la sua immagine, una volta luminosa e sfolgorante, si sta progressivamente opacizzando ed oscurando.
Maria Elena Boschi é oggi la dimostrazione del postulato di Lavoisier applicato alla politica :” nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. E lei, che al suo esordio politico era la novità esplosiva, creata dalle mani del pifferaio magico Matteo Renzi, inseguita da ammiratori e giornalisti, fotografata e intervistata anche in bikini, considerata la più bella e la più tosta del Parlamento, oggi ha un’immagine che si sta distruggendo con il nuovo caso Banca Etruria, e che si sta trasformando lentamente, come fosse un avatar, con una metamorfosi evidente e irreversibile, che le toglie tutti i poteri, che modifica la sua figura, la percezione del suo ruolo e quella del suo operato agli occhi dei media e dell’opinione pubblica. Maria Elena sta cioè diventando antipatica, quasi come la presidente Laura Boldrini che quotidianamente tenta un’operazione simpatia senza speranze, e il suo apparire in tv non è più attrattivo, è ripetitivo e sta stancando, e lei sta perdendo l’autorevolezza all’inizio conquistata a fatica, travolta com’è da continue polemiche ed accuse non sempre infondate.
“Vorrei essere giudicata non per le forme, ma per le riforme” disse con un sorriso accattivante nella sua prima intervista su La7, nel tentativo di far dimenticare l’attillato tailleur blu elettrico, molto poco istituzionale,che aveva sfoggiato al Quirinale per il suo giuramento da ministro, e perché infastidita per i primi articoli su di lei, che evidenziavano solo il suo look, il suo fascino, il suo volto telegenico ed il suo luminoso sorriso, che oggi però si è spento, diventando un sorriso di circostanza, tirato e convenzionale, privato anche di quella luce negli occhi che una volta splendeva e che lo accompagnava. Per quanto riguarda il giudizio sulle riforme Maria Elena è stata presa alla lettera, e non sono mancate le occasioni di critiche, soprattutto su quella della Costituzione, che lei aveva strenuamente sostenuto, e che invece è naufragata in un funereo referendum per il governo Renzi. Ma la Boschi, che ha un carattere forte e fermo, non si è arresa, ed ha lottato per ottenere il posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con meno poteri ma con un suo ruolo chiave ed unico, visto che il governo Gentiloni non ha che lei come sottosegretario nel suo esecutivo.
Sempre in bilico tra la comunicazione dell’identità di ruolo e quella dell’identità personale, la Meb nazionale oggi però inizia a vacillare vistosamente sui tacchi 12 che ha portato al governo, e le rivelazioni del libro di Ferruccio De Bortoli mettono a dura prova il suo carattere, la sua resistenza e i suoi sentimenti. Anche perché il nuovo ciclone Etruria le è stato servito mentre Matteo Renzi era a milano all’evento di Barak Obama, e lui, che da sempre è avvicinato alla sua figura, è rimasto in assoluto silenzio, senza pronunciare una parola in proposito. Un duro colpo per la Boschi, che però ha reagito in una conferenza stampa con durezza ma anche con risolutezza, come di solito usa fare, mischiando i rigidi codici del suo potere comunicativo con la dimensione femminile della sua personalità, caratteristiche personali che la identificano e la distinguono da tutte le sue colleghe di partito. “Maria Elena è una macchina, non tira mai il fiato” dicono gli amici, dando di lei un’idea parziale, perché la pressione psicologica a cui è sottoposta in questi giorni pare averla fiaccata, e le sue parole di oggi comunicano tensione piuttosto che combattività.
Perché in battaglia la Boschi si ritrova quasi sempre da sola. “Vorrei tre figli, desidero molto trovare un compagno, ma sono single e la vita di coppia mi manca. La mia casa è vuota e la sera sono lì da sola a bere una tazza di latte. Vorrei almeno trascorrere il mio tempo con qualcuno con cui sognare un futuro insieme” così la bella Maria Elena si raccontò a Vanity Fair appena nominata ministro, rilasciando un’intervista lacrimosa alla Bridget Jones, sostenendo che la politica non era un ostacolo all’amore, anche se in cinque anni di attività parlamentare il suo percorso è rimasto solitario, senza una spalla sulla quale appoggiarsi nelle notti buie, puntando solo sul forte rapporto solidale con Matteo Renzi. E il suo appello alla voglia di un marito si è trasformato in un “tengo famiglia” capovolto, essendo stata costretta a difendere il padre nella vicenda della Banca Toscana, e che le ha regalato l’appellativo di “Maria Etruria Boschi“, come l’ha ribattezzata Roberto D’Agostino sul suo sito Dagospia.
Nell’ottobre 2014 quando usciva il libro di Bruno Vespa “Donne d’Italia, storia del potere femminile“, il ministro Boschi poteva ancora permettersi di alludere ad un futuro da premier, ammettendo di fatto di puntare a Palazzo Chigi, con un’auto profezia che non le ha portato bene, perché si sa che in politica i mesi sono ere geologiche. E questa giovane donna in quei pochi mesi è stata messa di fronte ad un plotone di esecuzione, tra mozioni di sfiducia nei suoi confronti e rovinosi decreti “salva banche” che hanno minato la fiducia e la solidarietà fino a poco prima incondizionate nei suoi confronti, facendola precipitare dal grande successo all’insuccesso, come fosse diventata un problema da risolvere rapidamente e che oggi mette a rischio l’intera stabilità dell’attuale esecutivo.
“Il governo è come un ospedale con molti capi reparto. Io sto al pronto soccorso, debbo coordinare un po’ tutto e sono il capo della squadra di pronto intervento, per i ricoveri e le cure”. Così si è descritta Maria Elena Boschi sempre nel libro di Vespa, non valutando però che anche chi le malattie le combatte a volte si può ammalare, e può essere ricoverato in attesa di cure, come è la sua situazione di oggi.
Non le resta che sperare nelle terapie salvavita dei caporeparto che lei stessa dice di aver addestrato. Sempre che questi non si rivelino favorevoli al fine vita ed alla dolce morte dei pazienti considerati irrecuperabili.
Melania Rizzoli, Libero