Vivendi vuole da Bolloré il 60% del gruppo Havas

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«È evidente che un giorno ci sarà qualcosa tra Vivendi e Havas», aveva dichiarato lo scorso maggio Vincent Bolloré, che guida l’omonimo gruppo a sua volta azionista con oltre il 20% del polo media e al 60% dell’agenzia globale di pubblicità. Adesso il finanziere bretone passa all’azione e, tramite Vivendi, offre al suo gruppo di rilevare la partecipazione del 60%.
Al di là degli schemi societari, però, Bolloré compie così un ulteriore passo per costruire una società specializzata a livello mondiale nella produzione di contenuti. Con Havas le sinergie arriveranno da più ambiti, secondo le previsioni: intanto i pubblicitari sono abituati a creare contenuti più corti e dal taglio più commerciale, per esempio, di quelli musicali di Universal music group o dei format della pay tv Canal+ (tutte e due le società fanno capo a Vivendi). Poi i pubblicitari hanno una conoscenza più diretta degli investitori e dei consumatori finali avendo a disposizione anche una serie maggiore di dati su di loro. «Vivendi entra ora in una nuova fase del suo sviluppo», hanno spiegato ieri dal gruppo transalpino che è azionista di maggioranza in Telecom Italia (24%) e quindi chiude il cerchio dei contenuti anche grazie alla loro distribuzione via mobile. A proposito di Telecom Italia, sempre ieri Vivendi ha confermato il suo impegno di lungo termine e nel primo trimestre 2017 la partecipazione gli è valsa 32 milioni di euro.
Con Havas e i suoi circa 2 miliardi di ricavi nascerà un nuovo conglomerato da oltre 13 miliardi attesi e la tempistica dell’operazione prevede la sua finalizzazione già per fine giugno. L’offerta a premio è di 9,25 euro per azione, valorizzando l’agenzia creativa quasi 4 miliardi. In un secondo momento e se quest’operazione andrà in porto, Bolloré punterà al restante 40% del capitale in mano ad azionisti terzi. Alla Borsa di Parigi, ieri, il titolo Havas ha chiuso in calo dello 0,34% a quota 8,47 euro, quello Vivendi ha perso l’1,92% a 18,39 euro. Comunque, secondo l’ultima trimestrale al 31 marzo scorso comunicata proprio ieri, Vivendi ha dalla sua una liquidità di oltre 4 miliardi di euro e una linea di credito da 2 miliardi (di cui 1,5 miliardi disponibili a fine marzo).
Sempre secondo gli ultimi dati disponibili su Vivendi, l’utile rettificato è salito a 155 milioni di euro (+57,2%) a fronte di un business da quasi 2,7 miliardi (+6,9% e +3,4% a perimetro e valuta costante), con un ebit da 185 milioni (-52% rispetto al trimestre 2016 che aveva beneficiato della liquidazione di 240 milioni di euro per la fine del contenzioso americano Liberty Media). La musica di Universal media e i videogiochi di Gameloft, soprattutto, sostengono i conti del gruppo ancora impegnato nella querelle con Mediaset per la mancata cessione della pay tv italiana Premium (ieri il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi ha chiuso in Piazza Affari a -2,44% a 3,678 euro risentendo proprio dell’ipotesi di una possibile ritirata di Vivendi dal suo capitale dopo l’avvio dell’istruttoria dell’Antitrust Ue sulla concentrazione Vivendi-Telecom).

ItaliaOggi