Brexit, Goldman Sachs fa le valigie: “Periodo di transizione o lasciamo Londra”

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Il ceo Lloyd Blankfein alla Bbc chiede un cuscinetto di alcuni anni per consentire all’istituto di prepararsi all’addio britannico all’Unione Europea, altrimenti trasferiranno uffici e dipendenti in un Paese della Ue. Questa settimana l’annuncio di JP Morgan Chase che sposterà 400 lavoratori a Francoforte o Dublino, ma il numero potrebbe crescere ancora

La fuga dalla City continua e cresce in intensità di giorno in giorno. Oggi la Goldman Sachs, una delle più grandi banche americane, ha confermato per bocca del suo amministratore delegato che trasferirà una parte dei suoi dipendenti da Londra a una sede sul continente europeo, se i negoziati sulla Brexit non offriranno all’industria finanziaria basata sotto il Big Ben le stesse condizioni di cui gode adesso. “Il ruolo di Londra come capitale finanziaria globale potrà diminuire a causa della Brexit”, ha dichiarato Lloyd Blankfein alla Bbc. E se i negoziati sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea non concorderanno un “periodo ad interim” di almeno un paio d’anni in cui tutto resterà comunque com’è ora per dare il tempo a società e imprese di adattarsi alla nuova situazione, banche come la Goldman dovranno agire “preventivamente” e possibilmente trasferire uffici e staff in un paese della Ue.
Al centro della disputa ci sono normative come i “passporting rights”, che attualmente consentono a banche e società finanziarie di avere sede a Londra ma operare in ogni paese della Ue senza bisogno di avere una licenza in ciascuno di essi, e altri meccanismi finanziari come le “clearing houses” per i pagamenti in euro, che hanno la propria base nella City. La Goldmans Sachs, che ha 6500 dipendenti a Londra, ha reso noto due mesi fa che potrebbe trasferirne 2 mila o più altrove, distribuendoli tra Francoforte, Dublino e forse New York. La maggior parte delle altre banche della City hanno già iniziato un esodo analogo o hanno fatto piani contingenti per attivarlo non appena sarà chiaro che corso prenderanno le trattative sulla Brexit.
È di questa settimana la notizia che JP Morgan Chase trasferirà 400 dipendenti a Francoforte o Dublino, primo passo di un trasloco che potrebbe vedere il numero di persone trasferite dalla banca americana salire a 2000. La Morgan Stanley progetta di trasferirne 1000 a Dublino o Francoforte. La Deutsche Bank ha già fatto sapere che 4 mila dipendenti della sede di Londra andranno a Francoforte. La svizzera Ubs ne sposterà 1500 a Francoforte. E poi ci sono le banche nazionali: la Hsbc si preparra a mandare 1000 dipendenti a Parigi; la Barclays, 150 a Dublino; il Lloyds Banking Group, 300 a Berlino; le assicurazioni Lloyd’s, 300 in Lussemburgo.
Il negoziato fra Londra e Bruxelles inizierà formalmente subito dopo le elezioni anticipate britanniche convocate da Theresa May per il prossimo 8 giugno. Le schermaglie di questi due giorni fra le due parti hanno fatto salire la tensione, con la premier britannica che accusa la Ue di voler interferire sul voto e la Ue che la invita a mostrare più moderazione e rispetto. La leader conservatrice ha promesso di garantire alla City, come ad altri settori dell’economia, tra cui l’industria automobilistica, gli stessi diritti di cui godono all’interno della Ue anche dopo che il Regno Unito avrà lasciato l’Unione Europea. Ma il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, dopo una cena nei giorni scorsi a Downing Street, ha detto che May sembra vivere “in un’altra galassia”: cioè si fa delle illusioni. Giudizio che ha suscitato l’apprensione e le dichiarazioni del Ceo della Goldman.

Enrico Franceschini, La Repubblica