Ci siamo. Quando non si riesce a risolvere un problema, scatta la teoria del complotto. C’e’ sempre qualcuno che manovra sullo sfondo per portarci alla rovina. L’esempio classico l’abbiamo notato a Roma allorchè, alla sindaca Virginia Raggi, pareva insolita tanta presenza di frigoriferi scaricati nei pressi dei cassonetti di rifiuti. Insomma, c’era qualcuno dell’opposizione che collocava frigoriferi in strada per screditare l’Amministrazione comunale. I romani, soliti allo scetticismo e all’ironia, definirono la vicenda “il gomplotto dei frigoriferi”.
Anche sui migranti, provenienti dalle coste libiche, si inizia a parlare di complotto. C’e’ una “regia tesa a destabilizzare economicamente, culturalmente e politicamente la vecchia Europa” (1). Insomma, un “gomplotto dei migranti”.
Sarebbe opportuno ricordare che l’attuale situazione libica è stata provocata dalla “lungimiranza” politica di alcuni governanti occidentali (Sarkozy, Cameron, Obama e Berlusconi) che non avevano un piano ragionato sul dopo Gheddafi.
Ora il problema è tutto nostro. Agitare lo spettro di un Paese, di una società segreta o di una razza, che cospirerebbe contro l’Italia e l’Europa, ci sembra puerile e non risolve alcunchè.
E’ ovvio – anche se evidentemente non a tutti – che le popolazioni si spostino da aree povere verso quelle ricche. E’ un fenomeno epocale che va affrontato come tale. Evocare cospirazioni, o “taxi per migranti”, significa voler affrontare un problema serio e drammatico, diffondendo paura per avere il consenso di chi bofonchia invece di ragionare.
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