di Cesare Lanza
Scommettiamo che, sul gioco d’azzardo, pochi anzi pochissimi hanno le idee chiare? Anche nelle istituzioni, oltre a opinionisti, scrittori, politici… L’ultimo cancan nasce dall’intervento di Paolo Crepet, psichiatra, che sul gioco ha espresso qualche ragionevole valutazione. Mi permetto di andare oltre. E qui di seguito indico alcuni punti su cui è meglio riflettere. Ammetto di essere appassionato di gioco, ma – credetemi! – non sono affatto influenzato dai miei sentimenti. Ho studiato, ho scritto libri: credo di essere oggettivo.
1. Il gusto per il gioco è insito nell’animo umano. Incancellabile. A fianco della croce su cui Cristo moriva, i soldati giocavano a dadi.
2. Ogni forma di proibizionismo è destinata a fallire e a portare guai: si è visto varie volte, nella storia.
3. Se il gioco fosse legalmente proibito, diventerebbe un territorio (già, in parte, lo è) di conquista da parte di mafie e malavita.
4. In tutti i Paesi non meno civili del nostro, il gioco d’azzardo – nei casinò e altrove – è accettato.
5. Il criterio anche in Italia dovrebbe essere quello di legiferare, vigilare e regolare il settore in modo equo, con garanzie sociali indispensabili.
6. L’ipocrisia invece è evidente: come per il fumo, lo Stato incassa e si comporta come una verginella. Fumare è legale, ma sui pacchetti delle sigarette ci sono immagini orribili di morte e sventure. Per il gioco, l’erario incassa 5 miliardi l’anno: lo Stato è biscazziere, ma non rinuncia agli ultimatum.
7. lrrinunciabile, per gli adulti, la libertà di scelta.
Conclusione? Senza chiasso, basterebbe fare una buona legge e applicarla.
Cesare Lanza, La Verità