Grazie ad un nuovo accordo di distribuzione, il telefono modulare che rispetta i lavoratori e l’ambiente nei prossimi mesi si potrà acquistare anche nel nostro Paese nei negozi della nota catena di elettronica
Uno smartphone etico, che si può riparare facilmente, con componenti modulari facili da sostituire, realizzato con materiali Fair Trade, nel rispetto di chi lavora alla sua produzione e dell’ambiente. Non è un sogno, ma la realtà di Fairphone. Il progetto, nato nel 2010 in Olanda come semplice campagna di sensibilizzazione, è cresciuto anno dopo anno ed è diventato un’impresa sociale che dà lavoro a più di 50 persone. Nel 2013 nasce il primo smartphone, grazie ad una campagna di crowdfunding sottoscritta da 60.000 persone. Oggi gli utenti sono più di 100.000, grazie al successo del secondo modello, il Fairphone 2, lanciato nel 2016. Lo smartphone arriverà presto anche in Italia nei negozi MediaWorld grazie ad un accordo di distribuzione che La Stampa è in grado di rivelare in anteprima. «Finora i nostri clienti italiani potevano acquistare Fairphone tramite il nostro ecommerce, e lo hanno fatto circa in mille. Mirco Tosatti di Concorde e Antonio Carulli di Service Trade hanno creduto da subito nel nostro progetto, però, e ora possiamo portare Fairphone 2 anche sui canali offline», spiega da Barcellona Luigi Lipparini, business developer responsabile del mercato italiano. «Saremo presto nei maggiori rivenditori di elettronica e contiamo, entro fine anno, in un accordo di distribuzione con uno dei tre grandi operatori di telefonia».
Il sistema operativo di Fairphone 2 è Android 6.0, il modulo con fotocamera è da 8MP, si possono usare due SIM e il processore è uno Snapdragon 801 di Qualcomm. Le caratteristiche tecniche sono quelle di un dispositivo di fascia media, insomma, ma il prezzo sarà più alto: 533€. Non sarebbe corretto paragonare il dispositivo ai principali smartphone sul mercato, però; chi compra un Fairphone 2 lo fa con la consapevolezza di spendere un po’ di più per aiutare un progetto dall’alto impatto sociale, come quando si acquistano prodotti equo-solidali.
«Ci troviamo a combattere con aziende che hanno un budget di marketing che noi non ci sogniamo neppure, ma possiamo contare sul nostro messaggio etico, che gli altri non hanno», spiega Lipparini. «E’ la nostra forza, che ci permette di entrare in canali che gli altri produttori di smartphone non possono sfruttare, come quello del Fair Trade. Lo vedrete presto anche in Italia grazie alla collaborazione con GoGreen Store».
I profitti che Fairphone è in grado di ricavare dalla vendita dei propri telefoni vengono reinvestiti nei progetti sociali che l’azienda conduce per migliorare la filiera di produzione degli smartphone. Particolare attenzione viene dedicata alle forniture di materiali, in particolare i minerali, estratti solo da miniere che non siano soggette al controllo di gruppi armati nelle zone di conflitto in paesi come la Repubblica Democratica del Congo.
Affidarsi a fornitori che estraggono altrove è una soluzione semplice per eliminare i ’conflict minerals’ da un telefonino, spiegano da Fairphone, ma per gli abitanti delle zone di conflitto il problema rimane. Meno lavoro significa infatti più probabilità di finire reclutati nelle milizie.
«Noi preferiamo rimanere in Congo, ma lavorare perché i nostri materiali siano prodotti in miniere controllate. Non lo facciamo solo coi minerali ma anche con l’oro», conclude Lipperini. «Il metallo pregiato che usiamo nel Fairphone viene da miniere Fair Trade in Perù. Stiamo lavorando con organizzazioni internazionali per provare ad esportare questo progetto, unico nel suo genere, anche in Ruanda».
Andrea Nepori, La Stampa