I piani del gruppo nato nel 2015 che consente di scambiare denaro e pagare senza contanti. Focus sull’estero. In futuro farà anche credito al consumo
Entro aprile ci sarà un aumento di capitale che porterà i tre soci fondatori di Satispay sotto il 50% delle quote (ma non dei voti in assemblea), per aprire a nuovi finanziatori e consolidare il gruppo italiano attivo nel mercato dei pagamenti elettronici. Al momento il direttore IT e Organization Dario Brignone è al 24,77%, l’ a.d.
Alberto Dalmasso è al 19,66%, mentre il terzo socio fondatore, Samuele Pinta, è al 2,03% ma si appresta a diventare amministratore delegato del nuovo Istituto di moneta elettronica che Satispay ha aperto a Londra. Il business di Satispay, partito nel 2015, a una prima occhiata sembrerebbe destinato a disintermediare molte attività tipicamente bancarie: scaricando la app sul proprio smartphone e registrandosi inserendo i propri dati identificativi e l’Iban del conto corrente bancario, infatti, si attiva una sorta di carta prepagata virtuale che, ogni settimana, può essere ricaricata dell’importo desiderato. Tutto è gratis. A quel punto gli utenti possono scambiare denaro con altri utenti privati, fare bonifici, oppure pagare presso esercenti fisici e online aderenti al servizio. Per gli utenti, come detto, tutto è gratuito. Per gli esercenti fisici e online (negozi, catene, taxi, dentisti ecc.) non ci sono costi, ma solo una commissione di 20 centesimi per i pagamenti superiori a 10 euro. Per quelli inferiori, invece, non c’è alcuna commissione.
In sostanza, si tende a eliminare il contante e a ovviare alle resistenze ad accettare pagamenti elettronici per piccoli importi («ho il pos rotto», oppure «non si accettano pagamenti con carta per importi inferiori a tot» sono le classiche frasi che negozianti o tassisti usano perché non vogliono pagare commissioni fisse su piccole cifre).
Ad alcune banche, tuttavia, piace molto il business di Satispay (45 persone assunte negli uffici milanesi di corso Sempione, ed erano 12 nel 2015), al punto che Iccrea banca spa è già azionista al 16,33%, e Banca Alpi marittime al 3,27%. Come mai? «Al momento i pagamenti medi senza carta di credito ammontano a 16 euro», spiega Dalmasso, «mentre quelli con carta ammontano a 55 euro. Satispay, perciò, entra nel business dei 16 euro, per ora fatto in contanti e che non frutta nulla alle banche. Allora noi proponiamo una partnership alle banche, chiediamo loro di entrare dai loro esercenti che hanno un pos, e diamo alle banche il 20% su quelle transazioni. Perciò, per le banche, è tutto un di più».
Satispay ha banche azioniste, poi 130 banche partner del credito cooperativo e cinque banche partner non dal credito cooperativo. «C’è un clima positivo per il nostro business», prosegue Dalmasso, «e le banche si stanno rendendo conto che Satispay è un buon argomento per parlare con i loro clienti, privati o esercenti, per poi magari fare conoscere loro altri servizi. Satispay è anche un buon canale di marketing per gli esercenti. All’inizio, infatti, Satispay, per promuoversi restituiva al cliente il 10% di quanto pagato. Ora, invece, sono gli esercenti stessi che, spesso, decidono il livello di sconto per il cliente. La app ti avverte quando sei vicino a negozi che fanno sconti Satispay, ed è una cosa molto misurabile che piace agli uomini marketing delle aziende».
Ci sono circa 90 mila clienti attivi di Satispay in Italia, e 11 mila esercenti integrati nel sistema, dai piccoli negozi a catene come Benetton, Grom, Domino’s pizza, MyChef, Old wild west, Total Erg, Kasanova, Repsol ecc. A brevissimo entrerà a regime anche l’intesa con 12 mila taxi in tutta Italia, ed entro l’anno gli esercenti raggiungeranno quota 100 mila unità.
Su 100 transazioni, 70 sono verso negozi e 30 tra privati (in genere colleghi che regolano gli importi per il pranzo, oppure coinquilini). «Andremo a break even con 500 mila utenti attivi su base nazionale, ovvero circa un milione di iscritti. E questo obiettivo», assicura Dalmasso, «lo raggiungeremo entro il primo trimestre del 2018, anche perché cresciamo di dieci volte su tutti i numeri rispetto al 2016. L’obiettivo è di avere un fatturato nell’ordine dei 200 milioni di euro nel 2021 (nel 2016 siamo a quota 310 mila euro, ndr), con un ebitda positivo di 50 milioni di euro».
Come si diceva, la carta prepagata si ricarica ogni settimana: all’inizio, e per i primi due mesi, l’importo massimo è di 200 euro a settimana. Poi si può salire, fino a un massimo di mille euro a settimana. In futuro Satispay farà anche credito al consumo, ovviamente non direttamente ma appoggiandosi a istituti di credito che emettano il credito. Si concentra sull’Italia, ma ha l’autorizzazione a operare pure su altri 18 paesi europei. E quindi nei prossimi mesi si punterà ai mercati di Francia-Belgio, di Austria-Germania, della Spagna e del Regno Unito.
Claudio Plazzotta, ItaliaOggi