C’è voluta la minaccia di una denuncia alla direzione antifrode del ministero dell’economia da parte dell’Uda, Union des announceurs, l’Upa francese cui aderiscono più di 6 mila aziende, ma alla fine il decreto è arrivato. E sabato, 11 febbraio, è stato pubblicato sul Journal Officiel, la gazzetta ufficiale.
Il risultato è che la Francia è l’unico paese in cui agenzie e centri media, fin dal lontano 1993 quando è entrata in vigore la Loi Sapin (dal nome del ministro dell’economia dell’epoca, Michel Sapin, che per ironia del destino è allo stesso posto anche oggi), non possono acquistare in proprio spazi pubblicitari.
La Loi Sapin viene estesa per decreto anche alla pubblicità online, a un mercato che solo in Francia vale 3,5 miliardi di euro. La Francia ha fatto il passo che tutti si aspettavano: ha esteso i vincoli della Loi Sapin del ’93 alla pubblicità online imponendo (art. 2 del decreto) a tutti gli intermediari gli stessi obblighi di trasparenza e rendicontazione della pubblicità tradizionale (carta, stampa, radio e tv). Precisando (art. 3) che «le vendeur d’espace publicitaire devra fournir une liste exhaustive d’informations», che gli intermediari dovranno giustificare fino all’ultimo centesimo come sono stati investiti i quattrini delle aziende.
Giuseppe Corsentino, ItaliaOggi