Tangenti Expo, la Corte dei Conti di Milano chiede i danni all’ex manager: “Paghi un milione di euro”

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I magistrati contabili contestano ad Angelo Paris, l’ex manager arrestato nel 2014, danni erariali e di immagine: “Nessun imprenditore paga per diletto ma per avere altro in cambio”

Danno patrimoniale da tangente e danno all’immagine della società Expo 2015: per questo la procura della Corte dei Conti di Milano chiede più di 1 milione di euro di risarcimento ad Angelo Paris, un ex manager della società di gestione dell’Esposizione universale. La vicenda al centro dell’indagine dei magistrati contabili è quella dell’appalto per le architetture di servizio del sito espositivo di Rho-Pero, aggiudicato all’impresa Maltauro: vicenda per cui, nel 2014, vennero arrestate diverse persone per corruzione e turbativa d’asta, tra imprenditori e manager, nell’inchiesta che scoperchiò la cosiddetta ‘Cupola degli appalti’, con nomi come quello di Primo Greganti, il ‘compagno G’.
Nell’atto di citazione da poco notificato, la procura contabile spiega che il danno erariale da tangente è stato ritenuto configurabile perché “nessun imprenditore ragionevole corrisponde una utilità a un amministratore, se non per ottenere un vantaggio superiore o almeno pari a tale erogazione, non potendo un ‘homo economicus’ partecipare a gare e lavori pubblici per munifico spirito liberale o per diletto e, dunque, un perdita o in pareggio, sottraendo irragionevolmente all’utile di impresa le erogazioni tangentizie a funzionari corrotti”. Le tangenti, di conseguenza, “devono essere fatalmente e logicamente accollate alla pubblica amministrazione attraverso meccanismi operanti sui prezzi di aggiudicazione o nella fase esecutiva dell’affidamento (perizie suppletive o varianti in corso d’opera)”.
Insomma: la tesi della procura è che la Maltauro non avrebbe mai ‘regalato’ soldi al manager Expo – che ha patteggiato una condanna a 2 anni, 6 mesi e 20 giorni, oltre a un risarcimento diretto a Expo di 100mila euro – creando così un danno economico alle proprie casse – per pura munificenza, quindi se lo ha fatto è soltanto perché in cambio di quei soldi si aspettava un beneficio almeno pari se non maggiore, che poteva arrivare – trattandosi di un appalto così consistente – rialzando il prezzo dei lavori dopo l’aggiudicazione della gara, attraverso il sistema consolidato delle varianti, che fanno lievitare i costi.
La gara per le architetture di servizio di Expo (ovvero tutte quelle strutture che ospitavano bar, servizi igienici, spazi informativi e per le forze dell’ordine) aveva una base d’asta di 67 milioni: la Maltauro se l’era aggiudicata per 55,6 milioni ma – grazie alle varianti in fase esecutiva – questa cifra era poi cresciuta di altri 2,9 milioni.
La procura regionale della Corte dei Conti sta lavorando anche su altri filoni di indagine per altre contestazioni di danno erariale (come quella sull’appalto per le Vie d’acqua) con la collaborazione del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano e utilizzando il protocollo d’intesa stipulato con la Procura penale. A luglio la procura contabile aveva notificato a Paris e ad Antonio Acerbo, anche lui ex manager arrestato in un altro filone e che ha patteggiato, “atti di contestazione erariale per oltre cinque milioni di euro”.

La Repubblica