Mediobanca fa il pieno di utili

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L’a.d.: Bolloré e Unicredit restano soci. Titolo a +1,61%

Profitti in decisa accelerazione per Mediobanca, che ha archiviato il primo semestre dell’esercizio 2016-2017 con un utile netto di 418,2 milioni di euro. La cifra corrisponde a un miglioramento del 30,2% su base annua ed è superiore al consenso degli analisti posto a 390 mln. L’utile operativo è salito del 14% a 425 mln (consenso a 405 mln).
I ricavi sono aumentati del 5,5% a 1,072 miliardi (1,05 il consenso) e rappresentano il record storico per l’istituto. Il margine d’interesse è migliorato del 5,2% a 635,6 milioni e le commissioni sono passate a 236,8 milioni dai 227,4 di un anno prima. Le rettifiche sui crediti si sono ridotte del 18,1% a 183,7 milioni, grazie al miglioramento dei profilo di rischio soprattutto nel settore consumer. Gli impieghi alla clientela sono ammontati a 37,6 miliardi (34,7 mld), con un ulteriore calo dello stock deteriorato che si è attestato al 2,5% (2,7%), a fronte di un tasso di copertura salito al 55% dal 54% precedente. La raccolta è migliorata a 49,7 miliardi (46,7) grazie all’apporto delle attività rilevate dal gruppo Barclays (2,9 mld) che ha portato i depositi retail a 13,8 mld, pari al 28% della raccolta consolidata.
Sul fronte patrimoniale, tenuto conto di una stima di payout del 40%, la merchant bank milanese ha raggiunto un Cet1 phase-in del 12,27% (12,08% al termine dello scorso esercizio) e un total capital ratio del 15,74% (15,27%).
A Piazza Affari Mediobanca ha guadagnato l’1,61% a 7,88 euro. «Ricavi in linea, utile netto migliore delle attese, nel complesso conti solidi», ha sintetizzato un analista di una primaria casa d’affari.
Durante l’incontro con gli analisti, l’a.d.
Alberto Nagel ha sottolineato che né Unicredit né Vincent Bolloré hanno dato alcun segnale di un disimpegno da Mediobanca, nella cui compagine sociale risultano rispettivamente primo e secondo azionista con l’8,56 e l’8%. Quanto all’istituto di Piazza Gae Aulenti, Nagel ha riconosciuto l’impegno con cui l’a.d. Jean Pierre Mustier si sta muovendo per rafforzare Unicredit: l’aumento di capitale da 13 miliardi «è stato portato avanti con grande incisività e rappresenta un’operazione ben impostata tecnicamente e con un apprezzamento da parte degli investitori. A mio avviso avrà un esito positivo».
Pochi gli spunti dal fronte Generali, dopo la fuga di notizie di qualche settimana fa che aveva costretto Intesa Sanpaolo a venire allo scoperto, dichiarando di avere allo studio un dossier sulle nozze tra la compagnia triestina e Ca’ de Sass. Una manovra che, per il momento, rimane sulla carta e che porta Nagel a confermare i progetti già noti: «Come indicato nel piano strategico, procederemo a dismettere una quota del 3% delle Generali entro il 30 giugno 2019 e, considerato il contributo importante sull’utile di Mediobanca, ne conserveremo il 10%».
Infine l’a.d. ha ricordato che, come socio principale del Leone, Mediobanca è stata sempre favorevole ad acquisizioni: «L’m&a è sempre bene farlo, dopo di che occorre farlo rendere». La merchant milanese «ha sempre accompagnato lo sviluppo della compagnia, che negli ultimi anni ha fatto acquisizioni per un controvalore complessivo di oltre 20 miliardi di euro: penso, per esempio a Ina, Toro, Alleanza, Bsi e Gottardo».

di Giacomo Berbenni, Italia Oggi