di Cesare Lanza
Scommettiamo che il presidente emerito Giorgio Napolitano continuerà imperturbabile a infliggerci le sue superflue esternazioni? È una scommessa facile: ve l’ho già proposta mesi fa, e l’ho vinta alla grande, quando l’Emerito suggeriva a Matteo Renzi i suoi saggi, e spesso poco saggi, consigli. Ma dal momento che l’ ex bipresidente insiste, mi permetto di insistere anch’io, non tanto come giornalista ma soprattutto come libero cittadino: con diritti elusi e ignorati da quella élite, di cui l’ex inquilino del Quirinale indiscutibilmente fa parte. Preferirei una dignitosa discrezione e imparziali silenzi, mi piacerebbe che Napolitano si astenesse da questa inopportuna abitudine di farci sentire la sua presenza con esternazioni provocatorie. Ma non credo che vi rinuncerà. Perché lo fa? Per vanità o presunzione di sé? Nel primo caso lo giustificherei, nel secondo assolutamente no. Non entro neanche nel merito delle sue dichiarazioni: l’ultima è che, secondo lui, sarebbe sbagliato andare a votare prima della scadenza naturale della legislatura. Le mie perplessità sono altre. Un presidente della Repubblica dovrebbe agire per l’unità dei cittadini. Napolitano invece, presidente due volte, è stato divisivo. Protagonista di varie polemiche, incurante del compito esemplare, previsto dalla Costituzione. E divisivo è anche oggi, col suo punto di vista osteggiato (in primo luogo, dalla Lega di Matteo Salvini) da numerosi uomini politici. Disapprovo la violenza, verbale, di Salvini (che vorrebbe mettere l’Emerito sotto processo), ma ancor di più le molestie che arrivano da Napolitano, perché propiziano discordie e conflitti.
di Cesare Lanza, LaVerità