I target del 2018 sono «fattibili: il piano al 2018 non è facile ma è fattibile. Dopo il 2015 sono più vicini». Marchionne conferma i target finanziari al 2018, che potrebbero essere raggiunti anche con volumi di vendite più bassi
Sergio Marchionne conferma «gli obiettivi finanziari» di Fiat-Chrysler «smentiremo tutti i gufi» dice l’amministratore delegato del gruppo richiamando più volte, esplicitamente il tormentone preferito dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Il salone dell’auto di Detroit è il crocevia piu importante del settore, in cui convergono la presentazione dei prodotti, i contatti informali, le dichiarazioni di intenti. Marchionne liquida con poche parole la possibilità di un incontro con Mary Barra, chief executive officer (amministratore delegato) e presidente di General Motors. «Non ci siamo fatti neanche gli auguri di Natale» dice il manager, come sempre in maglione scuro e camicia a quadretti. L’obiettivo di una fusione o comunque di una partnership più intensa con uno degli attuali competitor si allontana, rimane sullo sfondo. Per ora Fiat-Chrysler (Fca) deve «consolidarsi» come ripete Marchionne: «Stamattina alle cinque ci siamo visti con John Elkann e abbiamo fatto una lunga chiacchierata». Elkann, presidente di Fca, seduto accanto a lui, conferma: «Siamo impegnati nel consolidamento dell’azienda e consideriamo raggiungibili gli obiettivi del piano».
Il piano Il numero chiave da raggiungere è quello dei 5 miliardi di utile netto: la Fca punta a migliorare la redditività. «Oggi produciamo 4 milioni e 600 mila vetture. Non importa quante riusciremo a farne nei prossimi tre anni: la cosa fondamentale è il margine di guadagno. Siamo in grado di raggiungere il traguardo senza ricorrere alla cassa integrazione e senza ristrutturare gli stabilimenti». I «gufi» di Marchionne sono soprattutto gli analisti, gli osservatori europei e americani che considerano troppo ambizioso lo scenario immaginato dal gruppo dirigente Fca. «Ma quante volte questi analisti hanno azzeccato le previsioni su di noi? Neanche una volta, potete controllare», risponde l’amministratore delegato. La variante tecnologica diventerà sempre più decisiva, osserva Elkann: «Noi restiamo aperti, continueremo a dialogare, a cooperare con Google e con altri». «Non esiste la guerra tra i produttori di auto tradizionali e le imprese tecnologiche della Silicon Valley» aggiunge Marchionne. La sponda politica resta stabile. L’amministratore delegato elogia Barack Obama «per il grande lavoro» a sostegno dell’industria automobilistica americana e pensa che «le cose non muteranno nella sostanza se alla Casa Bianca dovesse andare un presidente repubblicano». In Italia resta pieno il sostegno «alle riforme avviate dal governo di Matteo Renzi».
di Giuseppe Sarcina, inviato a Detroit “Corriere della Sera”