Parmalat, Imi non esclude guerra tra Lactalis e i fondi

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Il titolo anche oggi scambia sopra il prezzo dell’opa lanciata da Lactalis a 2,80 euro per azione al fine di delistarlo. Banca Imi non esclude una battaglia tra gli azionisti storici e i nuovi fondi contro Lactalis ma visto il buon prezzo offerto consiglia di aderire all’opa. Resta poi l’incognita della causa che vede Parmalat contrapposta a Citibank

Il titolo Parmalat sale sopra il prezzo dell’opa lanciata ieri da Lactalis a 2,80 euro per azione al fine di delistare il titolo. L’azione questa mattina ha toccato un massimo intraday a 2,848 euro e al momento sale dello 0,21% a 2,84 euro. Già ieri il titolo aveva chiuso sopra il prezzo offerto a 2,83 euro. Giunto all’87,74% del capitale, il colosso francese, che controlla il gruppo italiano attraverso Sofil, ha ritenuto che i tempi fossero maturi per lanciare l’offerta in un periodo delicato dei rapporti economico-politici tra Italia e Francia, con Vivendi che sta assediando Mediaset , dopo essersi ritagliata il ruolo di primo azionista di Telecom Italia .
Il prezzo offerto rappresenta un premio dell’8,5% rispetto alla chiusura del titolo del 23 dicembre, dell’11,2% su un mese, del 14,8% su tre mesi, del 17,3% su sei mesi e del 17,8% su un anno. Illustrando le motivazioni del delisting, per cui l’esborso massimo è pari a 804.456.803 euro, Lactalis ha spiegato che nel lungo periodo, l’obiettivo di crescita di Parmalat “possa essere più agevolmente ed efficacemente perseguito con una ristretta base azionaria, piuttosto che con un azionariato diffuso, e in una situazione, qual è quella derivante dalla perdita dello status di società quotata, caratterizzata da minori oneri e maggiore flessibilità gestionale e organizzativa”.
L’offerta è condizionata al raggiungimento del 90,5% del capitale, ma si tratta di una condizione rinunciabile. Infatti, se, al termine dell’offerta, Lactalis avrà in mano una partecipazione compresa tra il 90,5% e il 95% del capitale, non ripristinerà il flottante e riaprirà l’offerta. Come da normativa, se la partecipazione sarà pari o superiore al 95% del capitale, scatterà l’offerta obbligatoria sulla parte restante. Per contro, l’offerta non riguarda i 7 milioni di warrant 2016-2020 per cui, secondo gli analisti di Banca Imi, quegli investitori che detengono tali warrant possono convertirli in azioni, al fine di sfruttare appieno l’offerta pubblica di acquisto.
Sull’opa resta però un’incognita: la causa che vede la società di Collecchio contrapposta a Citibank per vicende risalenti al crack del gruppo italiano nei primi anni Duemila. La banca Usa, con sentenza della Corte del New Jersey, era riuscita a farsi riconoscere un maxi-indennizzo da 431 milioni di dollari e una sentenza della Corte d’Appello di Bologna aveva dichiarato efficace il provvedimento. In sostanza Citibank avrebbe diritto a ottenere da Parmalat 431 milioni di dollari, ma non in contanti bensì in azioni quotate di Parmalat .
Dal punto di vista giudiziario il tema è ancora aperto essendoci un ricorso di Parmalat pendente in Cassazione. Ma se Lactalis ha deciso di rompere gli indugi è probabile che in questi mesi ci sia stata una negoziazione con Citibank per trovare un accordo che non preveda il pagamento della somma in azioni Parmalat .
“Anche se di una tale mossa si è parlato più volte nel corso degli ultimi due anni, siamo stati sorpresi della mossa di Sofil di prendere il controllo di Parmalat mentre è tuttora pendente un contenzioso importante con Citibank”, osservano gli analisti di Banca Imi. Tuttavia, “riconosciamo che nei prossimi mesi Parmalat dovrà affrontare un turn-around doloroso e incerto per il business brasiliano, la cui ristrutturazione necessita più tempo del previsto a causa della travagliata economia locale”.
Le aspettative degli investitori sono impostate al ribasso: Parmalat ha avvertito il mese scorso di eventuali perdite e ritardi nella ristrutturazione del business brasiliano, il che ha creato un’opportunità per Sofil di lanciare l’offerta ora piuttosto che sei mesi fa. Detto questo, “il prezzo offerto è di circa il 17% al di sopra del nostro fair value, che prevede circa 80 milioni di euro di ebitda nel 2018 derivante dalla numerose acquisizioni effettuate negli ultimi due anni, e implica un multiplo enterprise value/ebitda 2016-2017 di 11 e 9,5 volte, rispettivamente, multiplo allineato al settore delle small cap”, precisano a Banca Imi.
Vista, quindi, “la molto scarsa visibilità sulle prospettive del gruppo, in particolare sui ritorni attesi su più di 1 miliardo di euro investito in operazioni di M&A, e in generale la politica di comunicazione ostile al mercato adottata dal maggior azionista di Parmalat , consigliamo agli investitori di aderire all’opa“, suggeriscono gli esperti di Banca Imi. Anche quelli di Banca Akros non possono fare a meno di notare che il prezzo offerto è più alto del loro target price a 2,40 euro (rating neutral).
Tuttavia, la quotazione del titolo al di sopra del prezzo dell’opa “può suggerire che più avanti potrebbe profilarsi una battaglia tra gli azionisti attivisti storici e i nuovi arrivati guidati dai fondi contro Lactalis/Sofil”, ipotizzano a Banca Imi. Comunque, “una scommessa su una potenziale revisione al rialzo del prezzo offerto comporta una serie di incertezze, e il conflitto sull’opa lanciata su Ansaldo Sts è un buon esempio di ciò che potrebbe accadere, ma se il prezzo di mercato dovesse continuare ad aumentare vorremmo suggerire agli investitori di incassare il guadagno addizionale”.