Studio congiunto di Ministero del Lavoro, Istat, Inps e Inail. I voucher staccati nel 2015 corrispondono a 47mila lavoratori full time e nei prime nove mesi del 2016 sono cresciuti ancora del 34,6%. Si assottiglia il contributo dei nuovi tempi indeterminati, giovani penalizzati rispetto agli over 50
Una crescita ininterrotta da inizio 2015, grazie soprattutto alle condizioni di favore che hanno riguardato l’assunzione di lavoratori a tempo indeterminato, che si è stabilizzata nell’ultimo trimestre. E’ la dinamica del mercato del lavoro italiano che emerge dalla nota congiunta pubblicata da Ministero del lavoro, Istat, Inps e Inail: un documento che segue un’intesa siglata ormai un anno fa per coordinare le informazioni statistiche che – con diverse angolature – vengono raccolti da tutti gli osservatori del mercato occupazionale italiano.
La “nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione” chiarisce che “l’insieme dei dati provenienti da fonti diverse mette in luce che nel terzo trimestre 2016 il livello complessivo dell’occupazione è cresciuto ancora su base annua e si è sostanzialmente stabilizzato a livello congiunturale”, cioè nella variazione sul secondo periodo dell’anno.
A spiegare il miglioramento su base annua ci pensa il lavoro dipendente: in base alle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro, rielaborate per l’occasione, si possono censire 543mila posizioni lavorative in più nella media del terzo trimestre 2016 rispetto al 2015. In quest’ambito, grande importanza si deve attribire “all’incremento delle posizioni lavorative a tempo indeterminato”, che come noto hanno beneficiato degli sgravi contributivi per tutto il 2015, ridotti poi nel 2016. Sempre secondo le Comunicazioni obbligatorie, si parla di 489mila posti in più sul terzo trimestre del 2015. “Tale incremento, particolarmente significativo e concentrato nei trimestri a cavallo tra il 2015 e il 2016”, notano gli statistici, “è stato tale da indurre duraturi effetti di trascinamento anche nei trimestri successivi”.
Per quanto riguarda invece la dinamica congiunturale, emerge con maggior forza come si sia andata esaurendo questa spinta dei tempi indeterminati. Nel complesso, infatti, il saldo positivo è di 93mila posti di lavoro, ma “l’aumento congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti rilevato nel terzo trimestre sulla base delle Comunicazioni obbligatorie rielaborate è frutto di 83 mila posizioni a tempo determinato e di 10 mila posizioni a tempo indeterminato. In particolare, le posizioni di lavoro a tempo determinato sono tornate a crescere dopo il ridimensionamento del secondo trimestre 2016″. Da segnalare anche – sempre su base congiunturale – il calo dell’occupazione per i giovani tra 15 e 34 anni, che segnano -55mila occupati nel terzo trimestre, mentre il tasso di occupazione sale per gli adulti di 35-49 anni e si registra ancora una crescita sostenuta tra gli over 50.
Altri due appunti sono degni di nota. Tra le notizie positive c’è la “consistente riduzione tendenziale dell’inattività (-528 mila persone), associata all’incremento degli occupati (+239 mila) e delle persone in cerca di lavoro (+132 mila)”. Numeri dietro i quali si cela anche un profilo preoccupante, se si considera che il calo degli inattivi si deve anche “alla riduzione complessiva di individui nella fascia di età 15-64 anni a causa dell’invecchiamento della popolazione”.
Tra i numeri oggetto di polemica in questi giorni, spicca ancora la crescita dei voucher additati come terreno fertile per irregolarità e precariato estremo: nei primi 9 mesi del 2016 i voucher venduti sono stati 109,5 milioni, il 34,6% in più rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Il documento dettaglia che i buoni lavoro da 10 euro lordi incassati nel 2015 (quasi 88 milioni) “corrispondono a circa 47 mila lavoratori annui full-time e rappresentano solo lo 0,23% del totale del costo lavoro in Italia. Il numero mediano di voucher riscossi dal singolo lavoratore che ne ha usufruito è 29 nell’anno 2015: ciò significa che il 50% dei prestatori di lavoro accessorio ha riscosso voucher per (al massimo) 217,50 euro netti”.
“Sono convinto che con questo prodotto potremo assicurare un contributo importante al miglioramento della conoscenza e delle analisi delle dinamiche del mercato del lavoro”, ha commentato nella lettere di presentazione il ministro Giuliano Poletti. “L’utilizzo di metodologie statistiche avanzate permette un maggiore sfruttamento del potenziale informativo delle diverse fonti”, ha annotato il presidente Istat, Girgio Alleva, mentre Tito Boeri – presidente dell’Inps – ha ritenuto “importante notare come le diverse fonti convergano nel rilevare la crescita su base annua dell’occupazione e la sua stabilizzazione nell’ultimo trimestre”. Massimo De Felice, alla guida dell’Inail, ha sottolineato infine che il nuovo modello di lettura dei dati è “particolarmente espressivo e già predisposto ad accogliere analisi di approfondimento ‘per tema’”.