di Cesare Lanza
EUGENIO SCALFARI
Civitavecchia, 6 aprile 1924. L’età giustifica tutto ma c’è un limite. E’ Vero è che su Repubblica, dai sostegno a Ciriaco De Mita in poi, non azzecca una previsione politica. Ma ora esagera! Sui 5 stelle, Brexit, Hillary Clinton e Trump, un continuo disastro. Ora, dice, è tormentano da incubi notturni. Una tisana alla malva, no? E pensare di ritirarsi, mai?
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LUIGI BISIGNANI
Milano, 18 ottobre 1953. Un inquietante e superpotente personaggio del Sistema che fu, amico e interprete di Giulio Andreotti, imputato enigmatico in tanti processi? Molti hanno sottovalutato la sua genialità. Giornalista purosangue, aveva cominciato all’Ansa con notizie esclusive. Ha pubblicato un libro, L’uomo che sussurrava ai potenti e si è sdoganato. Scrive su Il Tempo editoriali feroci, prevede la disfatta di Renzi.
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MICHELE SANTORO
Salerno, 2 luglio 1951. Ex scaltro, perfido e rude interprete di ribellioni popolari, infiacchito dai favolosi guadagni: per i continui e sfacciati passaggi da Rai a Mediaset, e ancora a Rai e a La7 e di nuovo alla tenerissima mamma Rai. Dissolte le energie bestiali, l’irruenza da attore, con istinto teatrale. Si compiace come un pavone e si auto celebra come il divo che fu.
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PIERLUIGI MAGNASCHI
Piacenza, 11 febbraio 1941. È nato direttore, organizzatore esemplare, giornalista senza timori e senza arroganze, sempre e inesorabilmente documentato. Dopo II Giorno e l’Ansa, regna a Italia Oggi. È un buon esperto di finanza e economia, ma scova talenti e, in qualsiasi settore, impartisce lezioni di approfondimenti alle testate più importanti. Il suo movente: la curiosità.
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ROBERTO NAPOLETANO
La Spezia, 22 maggio 1961. Permaloso: guai a criticarlo, perfino se al ristorante si macchia di sugo la camicia. Ambizioso, straordinarie relazioni di poteri importanti. Arriva alla direzione del Sole 24 Ore come economista, si trova però coinvolto in enormi guai, debiti dell’azienda e pasticci vari, che probabilmente non lo riguardano. Pagherà qualche prezzo, ma ne uscirà.
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MALCOLM PAGANI
Roma, 21 giugno 1975. Libero di mente, indipendente. Perfino al Fatto Quotidiano, un giornale intrigante e sempre pronto a schierarsi. Lui, no. Potrebbe scrivere su qualsiasi giornale con un direttore che rispetti – come Marco Travaglio – il suo talento. È limpido e imperturbabile, firma eccellenti interviste, mai moralista, attento alle miserie umane, e mai cortigiano.
di Cesare Lanza, La Verità