di Cesare Lanza
Scommettiamo che non sarà Matteo Renzi a guidare un eventuale nuovo governo, dopo il referendum?
Esiste una sola possibilità, a mio parere, ma la scelgo, spinto dal desiderio che si realizzi. Anche se, oggi, mi appare poco probabile. Ecco in breve le varie ipotesi. La prima: il No vince con vantaggio limitato, Renzi si dimette, Sergio Mattarella gli da un nuovo incarico, il premier paga qualche pegno, Denis Verdini entra in maggioranza, forse Silvio Berlusconi si astiene, le riforme costituzionali sono affossate e si fa un governo che prepari una nuova legge elettorale e regga la baracca fino al 2018. Seconda ipotesi: vince il Sì, lo schema è quasi identico, Renzi però, rinvigorito, si dimetterà e cercherà un pretesto per andare alle elezioni subito, con la legge elettorale esistente. Puntando a sgominare tutti gli awersari e dominare, ahinoi, il Paese a suo piacimento. (Un guaio assoluto, se il Sì vincesse in modo netto: chi lo frenerebbe più, Matteo?). Ultima ipotesi: il No vince in maniera travolgente, Renzi è obbligato a farsi da parte sia dal governo, sia – presumo – dalla segreteria Pd. Non si va alle elezioni per il timore, generale, del successo di Beppe Grillo. E Mattarella sceglierà un personaggio (Pietro Grasso? Mario Draghi?) che ci porti a una nuova ed equilibrata legge elettorale e, finalmente, alle elezioni. C’è infine chi mormora che Renzi, messo in un angolo, voglia forzare la situazione, dimettendosi subito, prima del referendum. Un (disperato?) colpo di scena. In apparenza. Per il referendum si dovrà pur votare e le mie – modeste e opinabili – riflessioni non cambiano.
Cesare Lanza, La Verità