Quest’anno per la prima volta molti lavoratori americani potranno passare Thanksgiving a casa, celebrando la più “nazionalpopolare” delle feste con i loro familiari, proprio come vorrebbe la tradizione. Questa è una notizia, anche se forse un lettore europeo non la capisce subito. In America è stato inventato il consumismo 7/24, cioè sette giorni su sette e 24 ore al giorno. Molti esercizi commerciali, soprattutto nella grande distribuzione, restano aperti quasi sempre.
A maggior ragione a Thanksgiving, perché questa festa di fine novembre inaugura una stagione di saldi, che tira la volata nel boom di consumi di fine anno. Praticamente Thanksgiving e Natale fanno tutt’uno e molte aziende realizzano la massima parte del loro fatturato e dei loro profitti in quel periodo dell’anno. Quest’anno, perciò, suscita clamore l’annuncio di alcuni gruppi come i colossi degli shopping mall Cbl & Associates Properties, The Mall of America, Office Depot, che a Thanksgiving chiuderanno per l’intera giornata e lasceranno i dipendenti a casa a gustarsi il tacchino coi familiari.
Una vittoria sindacale? Un ritorno ad un capitalismo dal volto umano? Neanche per idea. La vera spiegazione è un’altra. Da qualche anno il ruolo commerciale di Thanksgiving (che cade sempre un giovedì, quest’anno il 24 novembre) e del venerdì immediatamente successivo chiamato Black Friday, è stato soppiantato dalla Rete. L’assalto alle grandi catene della distribuzione avviene ancora, quando parte la campagna dei saldi, ma i fatturati sono in calo. Nuove generazioni di consumatori spalmano gli acquisti in vari periodi, e preferiscono farli online.
Più i consumatori sono all’avanguardia, meno frequentano negozi fisici. La mia San Francisco, dove mi trasferii a vivere nel 2004, rischia di diventare una “città-fantasma” per gli esercizi commerciali di tipo tradizionale perché il popolo digitale della Silicon Valley non ama girare a guardar vetrine, fa ricerche online e si fa consegnare tutto a casa. In quanto a diritti dei lavoratori e qualità della vita: i ritmi di lavoro infernali si trasferiscono dai grandi magazzini ai depositi di Amazon. E poiché Amazon ormai si offre di far consegne anche nei festivi, per qualcuno Thanksgiving sarà rovinato comunque.
Federico Rampiani, la Repubblica