PERCHÈ WIND JET VUOLE 200 MILIONI DA ALITALIA?

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La causa promossa da Wind Jet nei confronti di Alitalia, a cui ha chiesto una cifra di 200 milioni di euro, si terrà presso il Tribunale di Milano. Lo ha stabilito pochi giorni fa la prima sezione delle Corte di Cassazione, che ha annullato la sentenza emessa dal Tribunale di Catania. Inizia un altro capitolo del contenzioso, che va avanti da anni, tra le due compagnie

wind-jetIn un primo processo, la Corte siciliana aveva stabilito che si dovesse ricorrere a degli arbitri per risolvere la controversia. Ora tutto è stato azzerato dalla Cassazione. «La domanda di Wind Jet – ha affermato la suprema Corte – si fonda sui comportamenti tenuti da AlitaliaCAI prima della stipula dell’accordo e sull’assunto condizionamento dell’attività imprenditoriale della Wind Jet Spa realizzato sfruttando la posizione assunta da Alitalia nei confronti di Wind Jet Spa a causa della stipula dell’accordo».
Da ciò la Cassazione ne ha dedotto che non è applicabile la clausola compromissoria, verso la quale si era invece orientato il Tribunale di Catania. Si arriva così alla cancellazione della sentenza e al trasferimento della causa a Milano. Si apre così un nuovo capitolo di una vicenda iniziata anni fa.
Un passo indietro
Wind Jet ha iniziato le sue operazioni nel 2003, effettuando alcuni voli tra Catania e Roma con un Airbus A320 preso inleasing. L’azienda, con base nello scalo etneo di Fontanarossa, è fondata da Antonio Pulvirenti, in seguito anche patron del Catania Calcio.
Dopo anni di espansione, nel 2008 Wind Jet riesce a trasportare quasi tre milioni di passeggeri, divenendo di fatto la prima low-cost italiana per clienti.
Nei primi mesi del 2012 iniziano le trattative con Alitalia per l’acquisizione. All’inizio anche Blue Panorama fa parte della partita, ma poi il vettore romano si sfila ed esce dalla trattativa. Ad aprile 2012 la possibilità di una fusione diviene più concreta e viene firmato il contratto preliminare di acquisizione.
Nel frattempo però Wind Jet non se la passa bene: tra il 2009 e il 2010 le pesanti perdite nel bilancio (quasi tre milioni nel 2010) costringono il vettore a disporre la mobilità per tutti i suoi dipendenti. L’unica speranza per i lavoratori diventa proprio Alitalia: solo un’acquisizione, infatti, avrebbe forse permesso la salvaguardia del livello occupazionale.
Le procedure per l’acquisizione, però, si complicano. L’Autorità Antitrust, infatti, concede il via libera all’acquisto subordinandolo alla cessione, da parte di Alitalia, di alcuni slot sulle rotte Palermo-Milano Linate, Catania-Milano Linate e Catania-Roma Fiumicino, tra le più trafficate d’Italia.
A quel punto comincia un botta e risposta tra le compagnie. Da una parte Alitalia comincia a dubitare della convenienza economica dell’operazione e chiede a Wind Jet maggiori garanzie sui debiti già iscritti nel bilancio. Dall’altra Wind Jet, che accusa invece Alitalia di voler solo ottenere migliori condizioni economiche nell’acquisizione. Ma l’ex compagnia di bandiera – in quel momento guidata dai “capitani coraggiosi” Roberto Colaninno e Andrea Ragnetti – non ci sta e, nonostante l’accordo preliminare, si ritira dalla trattativa.
Nell’estate del 2012, pochi mesi dopo la firma dell’accorso, arriva l’epilogo. Il 10 agosto 2012 interviene l’ENAC: oltre a chiedere a Wind Jet garanzie sulla sua solvibilità e sulla regolarità delle operazioni di volo (pena la sospensione dei permessi di volo), l’ente chiede anche la cessazione dell’emissione di biglietti. Il giorno dopo la compagnia siciliana sospende le operazioni, lasciando così a terra migliaia di passeggeri e i lavoratori a casa.
Il contenzioso legale
Nel luglio 2015 la procura di Catania ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati quattordici persone tra i vertici della compagnia, tra cui il Presidente Antonino Pulvirenti e l’Amministratore Delegato Stefano Rantuccio, accusandoli di bancarotta fraudolenta. Questa però è un’altra storia.
Per quanto riguarda invece il contenzioso tra Alitalia e Wind Jet, quest’ultima già nel 2012 aveva chiesto di «accertare i profili di responsabilità di Alitalia-CAI», visto il «gravissimo pregiudizio sofferto» da Wind Jet. In altre parole, la tesi dei vertici del vettore siciliano è che ci fosse una sorta di piano preordinato da parte di Alitalia per causare (o comunque facilitare) il fallimento della compagnia in modo da eliminare una concorrente.
Si tratta di una tesi non così isolata. La sostiene, ad esempio, il deputato siciliano Alessandro Pagano (in quota NCD-UCD). In seguito alla notizia del trasferimento del processo a Milano, il deputato (che ha ricoperto in passato anche la carica di Assessore al Bilancio e Finanze per la regione Sicilia) ha diffuso un comunicato in cui, dopo essersi augurato una celere conclusione del procedimento, afferma che «Alitalia fece di tutto per far saltare Wind Jet, per affossare uncompetitor sulle tratte per e dalla Sicilia».
Simili accuse sono state sempre categoricamente negate da Alitalia, che già nel 2012 aveva affermato di «confidare nella magistratura per un accertamento della correttezza del suo operato». Ora la palla passa a Milano, che dovrà provare a districare l’intricata matassa.

Raffaele Pugliese