Ma questo personale deve essere assunto per il bene dell’Ente e del Paese
“Un quadro, quello manifestato dall’Amministrazione, che vede dirette responsabilità nella azione governativa, tra ritardi del MISE nella corresponsione dei fondi di ricerca e ricadute della riforma Madia, ma che coinvolge direttamente l’Ente”, denuncia Claudio Argentini, dell’USB P.I. Ricerca.
“I precari a tempo determinato sono 100 – precisa Argentini – di cui 20 posti in stabilizzazione con la legge 125/2013, per il 75% pagati su fondi di ricerca e molti con anzianità di servizio superiore ai 5 anni. Sono ricercatori e tecnici che vincono premi internazionali e contribuiscono con la loro progettualità a finanziare l’Ente, ma che ora l’Enea abbandona”.
Sottolinea il sindacalista: “La chiusura dell’Ente ad ogni proposta è stata talmente insopportabile da indurci ad abbandonare il tavolo. Dopo la posizione espressa dall’Ente, che alle difficoltà esterne combina la chiara volontà di liberarsi da ogni impegno verso i lavoratori, licenziandoli e dividendoli in decine di scadenze e categorie, non possiamo che dichiarare lo stato di agitazione”.
“Se il MiSE e l’ENEA vogliono attirare l’attenzione non per la loro ricerca, ma per il modo in cui trattano i precari, avranno pane per i loro denti. Questo personale deve essere assunto per il bene dell’Ente e del Paese. USB P.I. non accetterà epurazioni. Vogliamo assunzioni e continuità contrattuale e siamo decisi ad ottenerle”, conclude Argentini.