Prosegue il monitoraggio da parte del Comune di Tortona dei terreni interessati dallo sversamento di idrocarburi dopo le effrazioni all’oleodotto Eni. Per quanto riguarda l’area di Cascina Ronco, Cascina Calvina e Colonia Sant’Innocenzo, Arpa ha attestato la conformità ai limiti di legge di questi terreni interessati dallo sversamento dello scorso 30 marzo. La relazione dei tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, trasmessa anche alla Provincia, ha quindi confermato gli esiti delle analisi già effettuate per conto di Eni. Per quanto riguarda invece la prima grave effrazione in località Rondò, le analisi effettuate lo scorso 4 luglio dalla società incaricata delle operazioni di bonifica hanno evidenziato la presenza di idrocarburi in valori anomali in un pozzo, finora non soggetto ad alcuna limitazione d’uso, nell’area cortilizia della Cascina La Loggia. Il Comune di Tortona ha pertanto disposto, a titolo cautelativo, in attesa delle controanalisi che verranno prodotte da Arpa, il divieto di utilizzo dell’acqua prelevata dal pozzo a scopo potabile, domestico e agronomico e di interdire l’utilizzo di fonti di accensione nelle sue adiacenze e in prossimità dei punti di distribuzione dell’impianto idrico derivante dal medesimo.
Eni, Barclays taglia stime utili del 21%
Il broker, in attesa dei risultati del secondo trimestre che saranno resi noti il 29 luglio, ha tagliato le stime sull’utile per azione dell’intero esercizio da 0,19 a 0,15 euro. Fiducia per il futuro: il prosieguo del piano vedrà Eni rafforzata
di Elena Filippi M.F.
Barclays taglia le stime sull’utile di Eni, in attesa della pubblicazione dei risultati conseguiti nel periodo aprile-giugno, che saranno diramati il 29 luglio. La banca d’affari ha deciso di rivedere al ribasso le previsioni sui risultati del secondo trimestre, periodo che secondo gli esperti dovrebbe vedere l’utile netto rettificato del colosso energetico italiano a 69 milioni di euro, in caduta del 64% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ma un valore significativamente superiore ai 27 milioni riportati nel primo trimestre. Corrette, di conseguenza, anche le stime sull’utile per azione riferite all’intero esercizio, abbassate del 21% da 0,19 a 0,15 euro per azione, a fronte di un consenso che si dimostra comunque più cauto a 0,13 euro.
Cambiate anche le valutazioni per il periodo 2017-2020, riviste in negativo in media dell’1%, con un Eps mantenuto stabile a 0,71 euro per il 2017 (stima del consenso elaborato da Thomson Reuters a 0,73 euro) e a 0,85 euro per il 2018 (stima del consenso a 1,06 euro), mentre scende da 0,93 a 0,92 euro quello per il 2019 e da 1,01 a 1 euro quello per il 2020.
Hanno pesato sui risultati le interruzioni occorse in Italia e Nigeria e costi di manutenzione stagionali più alti rispetto alla media. Questo, combinato a una più debole redditività di gas e corrente elettrica, “è probabile porti a ricavi poco oltre il punto di parità”, ha commentato il broker sottolineando, però, come il contesto a breve termine non debba oscurare il processo di trasformazione in atto. La strategia a lungo termine di Eni è focalizzata su esplorazioni e sulla riduzione dei costi in conto capitale, “piano che attualmente sta funzionando e potrebbe portare il gruppo, trasformato e semplificato, a rafforzarsi”, hanno proseguito gli analisti ribadendo il rating equal weight sul titolo e il target price a 16,5 euro.
Nel frattempo il titolo Eni a Piazza Affari scambia a 14,58 euro, in calo dello 0,95%. In un momento non semplice per il Cane a sei zampe, si aggiunge anche il possibile impatto della situazione turca, Paese dominato da grande incertezza politica, soprattutto dopo il fallito tentativo di colpo di Stato nella notte di venerdì 15. L’esposizione di Eni al territorio a cavallo del Bosforo è marginale per le dimensioni del gruppo, come hanno sottolineato gli analisti di Equita (rating buy e target price a 15,5 euro), con una quota del capitale investito che si aggira intorno al 2% e con la vendita di gas naturale che nel 2015 ha raggiunto l’8,5% del totale delle vendite di gas della società.
Tuttavia, la Turchia rappresenta un corridoio strategico per il transito di svariati oleodotti e gasdotti che collegano l’Asia e il Medio Oriente all’Europa continentale. Tra questi anche il Blue Stream, infrastruttura che trasporta gas naturale dalla Russia alla Turchia attraverso il Mar Nero, le cui quote sono spartite equamente tra Gazprom ed Eni, che beneficiano di un flusso stabile di utili operativi grazie alla vendita a lungo termine dei relativi diritti di trasporto sul gasdotto.
“Essendo una principale fonte di entrata, le condutture sono mantenute operative anche in caso di instabilità”, ha dichiarato Banca Imi, che anche nella peggiore delle ipotesi non prevede un picco della volatilità nei prezzi del gas e nei relativi margini di fornitura nel breve periodo.