La conglomerata giapponese di tecnologia e tlc SoftBank sborsa 24,3 miliardi di sterline (circa 30 miliardi di euro al cambio attuale) per garantirsi la presenza in tutti gli smartphone e tablet del mondo. L’azienda del Sol Levante ha offerto 1.700 pence in contanti per ogni azione della britannica Arm Holdings, con un premio del 43% sulla chiusura di venerdì scorso. Una mossa che la politica britannica ha accolto bene, riferendo che evidentemente l’isola resta attrattiva per gli investimenti esteri nonostante la prossima uscita dall’Unione europea.
Dal punto di vista finanziario, sarebbe la maggior acquisizione di SoftBank di sempre: sotto il presidente Masayoshi Son ha intrapreso molte campagne di espansione, acquisendo partecipazioni importanti nel wireless di Sprint Corp. e nel commercio online di Alibaba Group Holding Ltd. In questo caso, l’obiettivo è di metter le mani sul leader del design dei chip montati da clienti quali Apple, Samsung o Qualcomm, capace di generare cassa in maniere poderosa e apprezzato per la tecnologia efficiente e dai bassi consumi energetici.
L’azienda nipponica si è impegnata a lasciare il quartiere generale di Arm a Cambridge, dove resterà in carica anche il management attuale. Quanto alla provvista per completare l’acquisizione, si tratta di utilizzare la cassa esistente e in parte dei prestiti bancari. Attenzione però all’alto indebitamento, che alla fine di marzo era già superiore ai 100 miliardi di dollari a fronte di cassa ed equivalenti per 23 miliardi. Si tratta di una svolta nella strategia di SoftBank, che solitamente ha preferito acquisire il controllo di aziende di dimensioni minori con fette rilevanti del loro capitale. Arm peserà infatti da sola per un terzo degli asset internazionali di SoftBank (circa 79 miliardi di dollari). Secondo le indiscrezioni filtrate da Bloomberg, sarebbe stata la stessa azienda asiatica ad approcciare la controparte britannica, che di per sé non era in cerca di compratori. Il referendum sulla Brexit non ha mutato il suo iniziale approccio.
Arm è riuscita a scalfire il primato di Intel per quanto riguarda la progettazione dei chip per i telefoni cellulari, e sta cercando anche di conquistare terreno nel segmento dei server. Da piccolo laboratorio in un ex silo, è riuscita a mettere i suoi prodotti nel 95% degli smartphone. Ma visto che questo mercato sta rallentando, sta provando a trovare nuovi clienti nell’industria dell’automotive che è sempre più digitalizzata.
Repubblica