di Marco A. Capisani
Si fa ancora più teso il clima nella sfida per il controllo di Rcs e partono le accuse incrociate tra Urbano Cairo e la cordata di Andrea Bonomi con Mediobanca, Diego Della Valle, Unipolsai e Pirelli. Alla fine della giornata di Borsa, ieri, l’atmosfera si è surriscaldata dopo che Bonomi&co sono arrivati a una quota del 27,82% del capitale del gruppo che edita il Corriere della Sera. Cairo ha raggiunto quota 11,29%. Restano solo due giorni prima della chiusura di domani sia dell’opas di Cairo sia dell’opa di Bonomi e a quest’ultimo mancano due punti percentuali circa per raggiungere la soglia minima al 30%+1 azione, perché la sua opa sia efficace.
Il 27,82% raggiunto somma, però, le adesioni finora conferite all’offerta pubblica di acquisto (3,047% del 100% di Rcs), i titoli acquistati e anche la quota già detenuta, comprese le partecipazioni in mano ai soci storici di Rizzoli Mediobanca, Della Valle, Unipolsai e Pirelli (in tutto il 24,77%). Per quanto riguarda invece l’11,29% raccolto finora da Cairo, hanno dichiarato di aver conferito i loro titoli Intesa Sanpaolo al 4,2% di Rcs, advisor dell’imprenditore piemotese, il fondo Antares con una quota di circa il 3,5% e ancora Nextam Partners, gruppo specializzato nella gestione di patrimoni, fondi e sicav oltre che nella consulenza finanziaria, che ha conferito poco meno del 3%, secondo indiscrezioni di stampa. Al momento, per spiegare la quota restante dell’11,29%, non è noto se altri azionisti abbiano aderito all’offerta pubblica di acquisto e scambio né se e in che misura lo stesso editore di La7 e diversi magazine sia sceso in campo con le sue azioni (pari al 4,6%). Quindi non è chiara la rilevanza delle adesioni finora raccolte (rispetto a quelle di Bonomi) né se l’opas possa compiere un balzo in avanti, all’ultimo minuto, grazie solamente ai conferimenti dello stesso imprenditore (che è anche presidente del Torino calcio). Per lui la soglia minima da raggiungere è al 35%+1 azione.
Ma proprio questo punto di domanda rimasto aperto ha rinfocolato ieri la raffica di critiche reciproche tra i due fronti. Da entrambe le parti è stata chiamata in causa la Consob, la Commissione di vigilanza della Borsa. Per primo s’è mosso Cairo che in una nota ha definito «ingannevole» il contenuto dei messaggi promozionali pro-opa del finanziere e imprenditore milanese quando sostengono che «il prezzo offerto da Imh (International media holding, il veicolo tramite cui è stata lanciata l’opa, ndr) è CONVENIENTE», perché esprime un «premio del 90% rispetto al prezzo offerto da Cairo l’8 aprile 2016». Per questo l’editore di La7 ha chiesto di valutare il rispetto delle regole Consob. Cairo ha sottolineato che la versione finale della sua opas, con un concambio di 0,18 azioni Cairo Communication per una Rcs e 0,25 euro in contanti, esprime «una valorizzazione pari a 1,06 euro per ciascuna azione Rcs apportata», ossia un «premio del 6% rispetto al corrispettivo unitario, pari a un euro in contanti, offerto da Imh».
A stretto giro s’è fatta sentire la cordata di Bonomi, chiedendo a sua volta all’Authority presieduta da Giuseppe Vegas d’intervenire per fare chiarezza sugli aggiornamenti delle adesioni comunicate dalla controparte. Al momento la Consob non si è espressa.
Infine tra Cairo e Bonomi non c’è convergenza di vedute nemmeno su come finirà questa sfida: per il primo il nuovo editore del Corsera sarà chi supera la rispettiva quota di efficacia o, nel caso entrambi la sorpassino, chi arriverà alla quota più alta. Per il secondo spetta comunque alla Consob decretare il vincitore. Ieri in piazza Affari, Rcs ha chiuso su dello 0,25% a 0,9895 euro, Cairo Communication a -1,37% a 4,48 euro (valorizzando implicitamente un titolo Rizzoli 0,8064 euro).
ItaliaOggi