«La Brexit ha aumentato l’instabilità in un mondo già incerto, ma continuo a essere molto ottimista sui fondamentali dell’economia italiana».
In giorni di tensioni alle stelle sui mercati finanziari, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan riporta l’attenzione sull’economia reale, e sui suoi orizzonti più lunghi rispetto al giorno per giorno che domina indici e titoli.
Il contesto è quello che è, il referendum britannico sta spingendo gli osservatori a rivedere al ribasso le stime sulla dinamica del prodotto interno lordo (il centro studi Confindustria ha parlato di crescita dello 0,8% quest’anno e dello 0,7% nel 2017, al netto di eventuali altri scossoni a partire dal referendum costituzionale), ma il titolare di Via XX Settembre prova a rilanciare sulle prospettive del Paese, disegnando una sorta di “doppio ruolo” della politica economica. «Nel breve termine – ha spiegato il ministro a margine dell’assemblea degli assicuratori dell’Ania – deve minimizzare l’instabilità, e poi deve spostare le risorse e gli investimenti sul lungo termine».
Nel primo versante rientra anche la possibilità di attivare la garanzia pubblica sugli istituti di credito, mentre sul secondo, quello strutturale, lo snodo chiave è rappresentato dalla spinta alla spesa in conto capitale. Sul terreno classico della finanza pubblica, la manovra 2016 che ha cancellato il patto di stabilità interno per sostituirlo con il pareggio di bilancio “temperato” ha disegnato condizioni più favorevoli sugli investimenti di regioni ed enti locali, anche se ora la mossa va completata con la riforma strutturale del pareggio di bilancio per disegnare un quadro stabile nei prossimi anni: a Palazzo Madama la commemorazione delle vittime di Dacca e i lavori sulla delega agricoltura hanno allungato un po’ i tempi, ma la riforma è destinata ad affrontare al Senato nei prossimi giorni l’esame cruciale perché l’obiettivo è di chiudere definitivamente il cantiere prima della pausa estiva (in commissione è intanto stato avviato l’esame della riforma della legge sul bilancio statale, già approvata dalla Camera).
Soprattutto in un Paese come il nostro, ad alto tasso di risparmio privato e di debito pubblico, c’è l’esigenza di «costruire un ponte tra i risparmi degli italiani, che sono elevati un elemento di solidità dell’economia, e gli investimenti». L’idea è quella di tradurre in chiave strutturale il principio del piano Junker, con una base normativa e di risorse su cui innestare un effetto leva, e nella partita saranno coinvolte anche le assicurazioni. Alcune misure sono state ipotizzate all’interno del pacchetto competitività che ha poi rallentato anche per l’effetto della crisi internazionale, ma dovrebbero ritornare in autunno nella legge di bilancio per il prossimo anno: «Andiamo avanti lungo la strada che abbiamo iniziato a intraprendere», ha confermato il ministro dell’Economia, con l’obiettivo di «convogliare risorse nel settore infrastrutturale con strumenti finanziari adeguati» e continuando nel lavoro di “rimozione” degli ostacoli agli investimenti.
In tutto questo, la Brexit ha un peso che viene aggravato dai fattori di incertezza ulteriore che ha iniettato nel sistema. Per questa ragione chiede a Londra di «decidere che cosa vogliono fare», perché è «poco gradevole» la «fase di sospensione» vissuta dall’Unione. A conti fatti, lo scossone potrebbe rivelarsi benefico per l’Europa e per «l’unione del mercato dei capitali». Ma bisogna decidersi.