RENZI ALL’ESTERO? COME PELLE’ PRIMA DEL RIGORE, FA IL FENOMENO MA POI…

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ALMENO PERO’ PELLE’ HA LOTTATO PER 120 MINUTI PRIMA DELL’ERRORE FATALE

daniele capezzoneQUELLA DEBACLE RENZIANA ALL’ONU. LA DENUNCIA (E LA GIUSTA LETTURA) DI GIULIO TERZI. E IL SERVIZIEVOLE SILENZIO DI TROPPI, CHE FINGONO DI NON VEDERE. ALL’ITALIA SONO MANCATI 70 VOTI. UMILIATI DA SVEZIA E OLANDA. TROPPE FURBIZIE PRO-RUSSIA E PRO-IRAN ALLA LUNGA SI PAGANO.
Le esibizioni di Renzi all’estero ricordano un po’ la preparazione e la rincorsa di Pellè prima del calcio di rigore dell’altra sera…Chi fa il fenomeno, poi va incontro a brutte soprese. Almeno, però, Pellè ha lottato con coraggio per 120 minuti prima dell’errore fatale. Renzi, invece, sembra troppo impegnato a contemplarsi nella sala degli specchi. Ecco l’ultimo esempio. Sappiamo come vadano le cose dell’informazione, e come funzionino le sliding doors della costruzione mediatica. Se gli eventi seguono un certo corso, puoi scommettere su una copertura radiotelevisiva in pompa magna; se invece prendono un corso diverso, silenziosamente la macchina propagandistica viene smontata, prevale il “mota quietare-quieta non movere”, e tutti fanno finta di niente. Come se nulla fosse successo. E’ andata così all’Onu la scorsa settimana. Il Governo aveva preparato una supermissione, guidata dal ministro degli esteri Gentiloni, con contorno di viceministri, e con claque giornalistica pronta a far scattare l’applauso. Ma, dopo poche ore, il sipario è calato, e le residue energie sono state spese per derubricare, sopire, smorzare. Che cosa è accaduto? E’ accaduto che, dopo un biennio di dialoghi, dopo che ad ogni incontro bilaterale in ogni sede e con ogni interlocutore internazionale, tutte le massime cariche istituzionali – da Palazzo Chigi al Quirinale – avevano fatto presente il desiderio italiano di entrare nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la scorsa settimana era finalmente in calendario la votazione. Bene, cioè male: nonostante lo sforzo, nonostante le promesse, nonostante gli affidamenti ricevuti, sono mancati all’appello oltre 70 dei voti che erano stati promessi all’Italia da altri Paesi, e quindi siamo stati prima umiliati nel voto dalla Svezia, e poi costretti a un mortificante “abbraccio pugilistico” con l’Olanda, per evitare una ulteriore capitolazione. Nell’operazione-silenzio che è stata fatta scattare dopo questa disfatta diplomatica, sono state poche le voci capaci di chiamare le cose con il loro nome. Il primo e il più autorevole è stato l’ex ministro Giulio Terzi, che ha avuto non solo il coraggio di dire che il re era…senza vestiti, ma anche il merito di dare una spiegazione argomentata: in troppi ritengono questa Italia inaffidabile. Badate bene: tranne eccezioni, l’Italia ha all’Onu una tradizione di grandi prove elettorali. E la delegazione diplomatica al Palazzo di vetro è di primissima qualità. Quindi il tema è tutto politico, e investe il Governo Renzi e la sua immagine nel mondo. Fare i furbi verso l’Iran (con missioni diplomatiche di “andata” e “ritorno”), con tanto di inchini a Rohuani e statue incartate, qui a Roma, per non “offendere” gli ospiti, non è gratis. Gli altri – in Occidente – notano e annotano. Fare i furbi verso Putin (il primo e unico governo occidentale che sia corso a San Pietroburgo dieci giorni fa è stato quello guidato da Renzi) non è gratis. Anche in questo caso, i nostri partner vedono e registrano. Sfilarsi da ogni impegno in Siria, adducendo la centralità per l’Italia della questione libica (“l’Italia deve avere un ruolo guida in Libia”), è già stato un azzardo. Ma l’azzardo è divenuto suicidio politico-diplomatico quando, arrivato il momento di muoversi in Libia, abbiamo ancora una volta detto no… Qualcuno, a Palazzo Chigi, pensa che la furbizia possa essere la carta fondamentale nei rapporti interni e internazionali. Ed è convinto di avere un’intelligenza fuori dal comune. Può darsi, ognuno è libero di farsi coraggio come crede, e il training autogeno può sempre aiutare. Ma è un errore ritenere che gli altri, che tutti gli altri, siano necessariamente ingenui o sciocchi, pronti a farsi prendere in giro dal primo italiano che passa.
Alla prima occasione, arriva il conto.

Daniele Capezzone