Pubblichiamo una anticipazione del libro a cura di Loredana di Cesare, Marco Lillo e Valeria Pacelli che propone un ritratto senza sconti dei “magnifici 4” che aspirano ad essere eletti primo cittadino. Una guida pratica per chi si recherà alle urne il prossimo 5 giugno
I nuovi Re di Roma è il titolo del libro edito da Paper First, la collana editoriale de Il Fatto Quotidiano diretta da Marco Lillo, che racconta chi sono realmente i candidati al Campidoglio. Sarà nelle edicole romane da oggi a 6,50 euro più il costo del quotidiano. A cura di Loredana di Cesare, Marco Lillo e Valeria Pacelli, il libro propone un ritratto senza sconti – in pieno stile Fatto Quotidiano – dei “magnifici 4” che aspirano ad essere eletti sindaco della Capitale. È dunque una guida pratica per chi si recherà alle urne il prossimo 5 giugno.
I CONFLITTI DI INTERESSI DI MARCHINI
Sono tante le notizie inedite su ogni candidato: a cominciare dagli ultimi accertamenti sulla catena societaria che controlla – mediante la finanziaria Finnat – le aziende che fino a poche settimane fa erano riferibili ad Alfio Marchini, candidato sostenuto da Forza Italia. Tra le società della galassia Marchini nel libro si approfondiscono anche due srl che sono controllate al 50 per cento da un costruttore indagato a Roma per truffa, Vittorio Di Giacomo.
DAL LIBRO: “Cominciamo da Imvest. Questa società, quotata in Borsa, condivide con la famiglia Di Giacomo, che opera tramite la società Di.Cos, amministrata da Vittorio Di Giacomo, due importanti investimenti immobiliari su Roma: agli Stagni di Ostia e a Pietralata. Inoltre, la Di.Cos. ha in corso moltissimi altri progetti autonomi (cioè senza Imvest) sulla Capitale. Si va dai parcheggi per i mercati rionali alla Città dello Sport. Se Alfio Marchini divenisse sindaco, qualcuno potrebbe porre qualche problema di conflitto di interessi nei rapporti tra il Comune e le società dei Di Giacomo. (…) In relazione alle società immobiliari del gruppo Di Giacomo (non quelle partecipate con Marchini) si è recentemente mossa la Procura di Roma. Scrive Fulvio Fiano sul Corriere della Sera il 29 aprile 2016: «Su richiesta del pm Francesco dall’Olio, il Nucleo tributario della Finanza ha sequestrato in via preventiva trentasette immobili per complessive 111 unità (appartamenti, cantine, posti auto) tra Spinaceto e Selva Candida. Valore totale: 9 milioni di euro. I titolari della Di.cos spa, Gabriella e Vittorio Di Giacomo, sono indagati. Si tratta in entrambi i casi di Piani di Zona – ‘A5 Spinaceto 2/via Butera’ e ‘B51 via Ponderano’ – i nuovi quartieri edificati e gestiti spesso senza regole e controlli a danno di migliaia di famiglie». (…) I Di Giacomo sono indagati perché i loro inquilini «ogni mese pagavano cento euro in più di affitto sul prezzo dovuto. Al momento di acquistare casa – scrive sempre Fiano sul Corriere della Sera – ne avrebbero pagati fino a trentamila oltre la soglia massima fissata per legge. Truffati. Il loro diritto a un alloggio a prezzi calmierati vanificato dal fatto che i contributi comunali e regionali per l’edilizia convenzionata erogati all’impresa costruttrice non venivano usati – come prescrive la legge – per alleggerire i costi di locazione e vendita a favore di famiglie con redditi limitati ma finivano nelle tasche dei costruttori. Decine di famiglie che dopo aver denunciato l’inganno hanno visto accogliere ieri le loro ragioni”. (…) Ovviamente si tratta di un’indagine agli inizi e i Di Giacomo potranno difendersi e ottenere il proscioglimento nel prosieguo del procedimento. Inoltre Alfio Marchini difende i costruttori che anni fa ha scelto come soci: «Non sapevo nulla di questa inchiesta di cui lei mi parla. So solo che Vittorio Di Giacomo è una persona seria. Non è una famiglia perbene ma perbenissimo. Tra le più serie e oneste con cui io ho lavorato».
I CONTRIBUTI DI GIORGIA MELONI
La candidata di Fratelli d’Italia è invece Giorgia Meloni. Qualora diventasse sindaco di Roma, la Meloni dovrà affrontare tanti problemi soprattutto per la gestione della macchina burocratica della Capitale. Di certo non dovrà preoccuparsi del proprio futuro: una pensione la Meloni per esempio se l’è già assicurata. Forse due addirittura due: al vitalizio da parlamentare infatti si potrebbe aggiungere una seconda pensione da giornalista assunta al Secolo d’Italia, testata dalla quale è in aspettativa dal 2006.
DAL LIBRO: Come tutti gli onorevoli e i senatori entrati nelle precedenti legislature, l’aspirante sindaco avrà diritto a “ritirarsi” prima dei comuni mortali, con il vitalizio conteggiato – per il periodo 2006-2011 – con il metodo retributivo: cioè non calcolato sui contributi versati e quindi superiore. Inoltre, come cronista, ha diritto a chiedere una seconda pensione versando una quota di contributi all’Inpgi per tutto il periodo in cui è stata in aspettativa per il mandato parlamentare. Il consigliere dell’Ordine nazionale dei giornalisti e componente del collegio sindacale dell’ente di previdenza di categoria, Pierluigi Roesler, ci spiega il meccanismo: «È un privilegio consentito in base a una interpretazione stravagante e inesatta dell’articolo 31 dello Statuto dei lavoratori correttamente creato proprio per garantire a qualunque cittadino eletto di mettersi in aspettativa e di poter conservare il precedente posto di lavoro fino al termine del mandato, mantenendo anche una adeguata copertura previdenziale. In pratica, un lavoratore dipendente pubblico o privato eletto deputato, una volta cessato l’incarico a Montecitorio, potrà tranquillamente tornare al suo vecchio posto in azienda senza perdere il diritto all’anzianità contributiva per il periodo trascorso in Parlamento. Fino al 1999 la doppia pensione per i deputati era interamente gratis, in quanto l’intero costo dei contributi era a carico di ciascun ente previdenziale presso cui questi era già iscritto. Nel 1999, a seguito di forti campagne di protesta, si è fatto un primo passo: adesso il parlamentare in scadenza di mandato ma in aspettativa da un qualsiasi giornale, oltre al vitalizio della Camera o del Senato, ha diritto anche alla pensione da giornalista ma solo se riscatta di tasca propria la quota del 9 per cento. In tal caso, il restante 24 per cento lo pagherà per lui l’Inpgi. Questo vale anche per la Meloni».
(….) Meloni dal 2004 al 2006 ha lavorato al Secolo versando i contributi come tutti. Poi però, per il periodo di aspettativa parlamentare 2006-2008, ha pagato i contributi figurativi per il 9 per cento. Inoltre può contare sui contributi che le spettano nel periodo 2008-2011 come ministro della Gioventù, equiparato a un dipendente di Palazzo Chigi. Infine, nulla vieta a Giorgia Meloni ora di pagare retroattivamente i suoi contributi figurativi del 9 per cento per l’ultimo quinquennio con una sanzione modica e ottenere così il diritto alla doppia pensione. C’è un solo modo per evitare questo privilegio, ovvero dimettersi dal Secolo d’Italia. Abbiamo chiesto al candidato sindaco se ha intenzione di scrivere la lettera di dimissioni o se davvero pensa di tornare un giorno al quotidiano (…): «(…)Ho smesso di versare i contributi figurativi nel 2008, proprio per evitare di prestare il fianco ad attacchi pretestuosi. Se un domani dovessi riprendere il lavoro di giornalista, non intendo riscattare gli anni di “buco”, anche perché come per tutta la mia generazione che rientra nell’attuale sistema pensionistico, questo non comporterebbe alcun vantaggio. Quindi non ho nessun problema: dichiaro pubblicamente di rinunciare al diritto di ottenere l’anzianità degli anni passati in Parlamento. Contenti voi».
Giorgia Meloni però non la racconta tutta quando dice di avere rinunciato ai contributi figurativi dal 2008 perché non voleva prestare il fianco alle critiche. La spiegazione potrebbe essere un’altra: dal 2008 diventa ministro ed è inutile per lei pagare ancora l’obolo del 9 per cento all’Inpgi: i contributi per tre anni e mezzo le verranno versati dalla Presidenza del Consiglio all’Inpdap, come per tutti i ministri, nella cassa speciale C.t.p.s..
GLI INCARICHI DI VIRGINIA RAGGI
Di Virginia Raggi, candidata del M5s, ormai è nota l’omissione nel curriculum degli anni trascorsi da praticante nello studio di Cesare Previti. Nel libro, scopriamo anche alcuni incarichi della Raggi ottenuti prima di essere eletta consigliere comunale nel 2013 alla Asl Rm-F di Civitavecchia. Si tratta di una consulenza del 2012 dal valore di 8mila euro, alla quale si aggiunge un ulteriore incarico di 5mila euro. Nell’anno in cui l’azienda sanitaria di Civitavecchia stanzia per la sua attività 8mila euro, Virginia Raggi dichiara al fisco solo 17 mila e 278 euro lordi di reddito imponibile. Abbiamo anche chiesto alla candidata chiarimenti su questi incarichi ma non è arrivata alcuna risposta.
DAL LIBRO: Virginia Raggi il 13 luglio 2012, (…) viene scelta dalla Asl Rm-F di Civitavecchia per un incarico legale che figura tra le «consulenze » della stessa azienda sanitaria locale di quell’anno. La Asl precedentemente ha vinto davanti alla Corte dei conti un giudizio contabile di responsabilità avviato contro un centro ambulatoriale ora dunque vuole recuperare il credito del danno contabile. L’accusa al medico responsabile della struttura ambulatoriale è quella di avere ottenuto rimborsi indebiti per molti interventi alla cataratta effettuati tra il 2005 e il 2011. Gli interventi sono stati fatti passare sotto una dicitura diversa che prevede un rimborso maggiore: mille euro contro i 75 realmente dovuti dal Servizio sanitario nazionale. Alla fine, la somma che il dottore è obbligato a versare alla Asl di Civitavecchia è pari a circa 450mila euro. Il direttore generale Salvatore Squarcione, insieme con quello amministrativo, Paolo Risso, e quello sanitario, Giuseppe Quintavalle, delibera di affidare all’avvocato Virginia Raggi l’incarico di recuperare i soldi, con un’azione legale che costerà alla Asl in tutto 8mila euro, compresi diritti, spese e parcelle per i legali. (….) Nel 2012, Virginia Raggi non ha avuto molti redditi oltre a quello garantito dall’incarico della Asl. E proprio guardando i documenti pubblicati sui siti della Asl di Civitavecchia e del Comune di Roma sorge qualche dubbio: il candidato ottiene nel 2014, oltre all’incarico iniziale del 2012 da 8 mila euro lordi, un secondo incarico di 5 mila euro che ne rappresenta un prolungamento. La Asl accantona quindi in due tranche ben 13 mila euro sull’apposito conto. Non è dato sapere quanto sia stato incassato finora dall’avvocato Raggi. (…) Raggi dichiara nel 2015 solo 1.878 euro specificando che si tratta di un “acconto e rimborso” della consulenza legale alla Asl da lei fatturata nel 2014 e pagata l’anno dopo. Raggi non dichiara nessun altro compenso.(…)
Ad una settimana dalla richiesta – quando ormai il libro è già in stampa – è arrivata però risposta del direttore generale Giuseppe Quintavalle che spiega: “Gli incarichi conferiti all’Avv. Virginia Raggi, giusta atti deliberativi già in Suo possesso, si riferiscono a due diverse fattispecie riguardanti il recupero di crediti vantati dalla ASL nei confronti del medesimo soggetto. L’incarico del 2012 è relativo all’attività di recupero dei crediti vantati dall’Azienda nei confronti del Dott. Crocchianti in esecuzione di una Sentenza resa dalla Corte dei Conti; il successivo incarico, conferito nell’anno 2014, è relativo all’attività di recupero di altra somma a credito della ASL derivante da indebiti pagamenti effettuati in favore del medesimo Dott. Crocchianti. All’epoca del conferimento dell’incarico dell’anno 2012 non esisteva un Albo aziendale di professionisti esterni. In effetti, a partire dal 01.01.2012, data di scadenza della convenzione in essere con l’Avv. Bruno Mammone – rinnovata solo limitatamente al contenzioso pregresso – tutti i nuovi incarichi vennero assegnati all’Ufficio Avvocatura aziendale, il cui Responsabile assumeva direttamente anche la difesa in giudizio dell’Azienda. (…) L’incarico del 2014 venne conferito all’Avv. Raggi anche in ragione del fatto che la professionista in questione, in virtù del predetto incarico conferitole nel 2012, aveva già cognizione delle (delicate) vicende che vedevano coinvolto il Dott. Crocchianti. Per quanto concerne l’aspetto economico degli incarichi di che trattasi, fermo quanto risulta al riguardo dalle delibere già in Suo possesso, si ritiene che la richiesta di informazioni in merito concerna una fattispecie di “accesso agli atti” che soggiace al relativo procedimento (L. n. 241/1990 e s.m.i.), con la conseguenza che la richiesta dovrà essere reiterata nelle forme previste dalla predetta legge e nel rispetto dei requisiti ivi previsti; nei sensi medesimi e nel rispetto della procedura ivi prevista la ASL successivamente provvederà”.
Ambienti della ASL Roma F aggiungono che Virginia Raggi ha ricevuto finora solo un acconto. L’unico pagamento della Asl Rm-F a Virginia Raggi dovrebbe essere quindi quello da lei dichiarato, cioè 1.800 euro nel 2015, che potrebbe quindi essere un acconto del primo incarico del 2012 fatturato nel 2014.
SALVATORE BUZZI E I CANDIDATI DI GIACHETTI
Nelle carte dell’inchiesta romana alla presunta Mafia Capitale (ora sotto processo in primo grado) emergono anche le conversazioni tra alcuni candidati della lista del dem Roberto Giachetti e Salvatore Buzzi, l’uomo ritenuto dai pm braccio “sinistro” dell’ex Nar Massimo Carminati. Nel libro pubblichiamo gli sms inediti tra Buzzi e Erica Battaglia (mai indagata dai magistrati capitolini), candidata nella lista Pd.
DAL LIBRO: Nel 2014 i Ros registrano i contatti tra la Battaglia e la 29 giugno. Il 17 gennaio, in una conversazione che gli investigatori annotano come «importante», dal telefono della coop rossa parte una chiamata verso l’utenza della cooperativa Capodarco (omonima della Onlus) in uso alla Battaglia. Ed ecco la sintesi della telefonata: siamo all’indomani dell’ennesimo grande sbarco di immigrati sull’isola di Lampedusa e Buzzi riferisce a Erica Battaglia che «nei centri di accoglienza» sono presenti circa 200 persone e, tra queste, «una trentina di ragazzi che non hanno 18 anni». L’uomo, inoltre, chiede «come fare per attivare il centro minori o se possono spostarli nei centri per minori non accompagnati che già hanno». E la Battaglia risponde che «chiederà agli uffici». E Buzzi, come annota il Ros, rilancia: le chiede di «farlo presente anche alla Cozza (presumibilmente Isabella Cozza, dirigente del dipartimento politiche sociali, poi rimossa dall’incarico, nda)» e la donna replica che «alle undici e mezza incontrerà l’assessore». I minorenni in arrivo da Lampedusa per Buzzi, sembrano davvero molto importanti: «Ribadisce – rilevano i militari – che hanno già un centro per minori aperto e chiede alla Battaglia di fargli sapere prima di fare qualunque cosa». Sette giorni prima tra i due si registrano altri sms. Il 10 gennaio alle 15 e 32 dal telefono intestato alla coop di Buzzi parte il messaggio: «Ti ricordi di noi? Un abbraccio» e dall’utenza intestata alla Cooperativa Sociale Capodarco arriva la risposta: «Certo. Chiesto anche appuntamento con Cozza». E ancora il Rosso: «Ok grazie il bando per minori è stato già pubblicato». Tre giorni dopo Buzzi torna alla carica: «Hai visto articolo su Repubblica della situazione degli eritrei a via Curtatone? Noi potremmo essere interessati a una eventuale accoglienza. Fammi sapere». Il Fatto quotidiano ha contattato Erica Battaglia per chiederle conto del significato di queste conversazioni con Salvatore Buzzi. Lei ci ha invitato a spedirle una email da sottoporre al suo avvocato. Ma fino al momento della stampa del libro non è arrivata alcuna risposta dalla candidata di Giachetti.
il Fatto Quotidiano