La compagnia assicurativa francese annuncia il disinvestimento da sigarette e affini: “Vogliamo sostenere gli sforzi dei governi per ridurre il consumo”. Meno malattie significa anche meno rimborsi da pagare: il fumo costa alla società più di alcol e obesità
Una delle maggiori assicurazioni al mondo annuncia che non metterà più soldi nell’industria del tabacco: il gruppo francese Axa ha deciso di abbandonare tutti gli investimenti nel settore di sigarette e affini. Una mossa che comporterà la vendita di attività e azioni in questo settore per circa 1,8 miliardi di euro. L’intenzione, spiega una nota, è di “sostenere gli sforzi del governo” per ridurre il consumo di tabacco.
L’annuncio arriva in un periodo denso di disinvestimenti da parte delle grande compagnie e dei fondi dai settori quali le energie fossili. Axa, un anno fa, aveva annunciato la vendita di mezzo miliardo di asset legati al carbone, proprio a valle dell’accordo di Parigi sul clima. Una via che di lì a poco avrebbero seguito anche altri operatori, come il grandissimo fondo norvegese delle pensioni (alimentato dai proventi del petrolio).
La notizia dello stop di Axa alle sigarette, anticipata dal Financial Times, è stata confermata dalla stessa compagnia. “Questa decisione ha un costo, ma la nostra convinzione è chiara: il costo umano legato al tabacco è drammatico, il costo economico è enorme” ha scritto Thomas Buberl, futuro amministratore delegato del gruppo francese nel comunicato. Parlando con la Bbc, il manager ha aggiunto che “non ha senso” per l’azienda continuare a mantenere una posizione nel comparto.
Da Bruxelles al Parlamento inglese, negli ultimi tempi si sono succedute le iniziative legislative che mirano a limitare il fumo. Secondo Buberl, il costo umano ed economico del tabacco sono rispettivamente “tragico” e “enorme”. D’altra parte, il risvolto per i conti di una compagnia assicurativa è ben visibile: più persone si ammalano, magari di tumore ai polmoni, più sono ingenti gli esborsi a fronte delle polizze assicurative sulla salute sottoscritte. Ecco perché l’intento umanitario va – non tanto nascostamente – a braccetto col tornaconto finanziario: “Dobbiamo investire di più in prevenzione in modo da evitare le malattie croniche. Noi vogliamo supportare questa lotta, e non investire nel tabacco che crea più malattie croniche”. Secondo i dati della compagnia, il tabacco uccide 6 milioni di persone l’anno e se ne aspettano 8 milioni entro il 2030, soprattutto nei Paesi in via di Sviluppo. All’assicurazione, il fattore-sigarette costa più di alcol e obesità.