Le acquisizioni degli ultimi due anni sono considerate talmente riuscite, soprattutto quella di Alcatel Lucent che ha permesso di riaffermare la posizione di forza nelle reti e quella di Withings che ha aperto le porte al promettente settore dell’elettronica della sicurezza e della sanità, che la Nokia Oyj, denominazione ufficiale del gruppo, ha ricominciato a pensare in grande. E inevitabilmente si riaffaccia l’idea del settore che ha reso Nokia uno dei marchi più riconoscibili nel mondo: la telefonia mobile, dove a lungo l’azienda era la prima assoluta. Del resto, i tempi ci sarebbero: l’accordo con Microsoft dell’autunno 2013 era di non entrare più nei telefoni per tre anni. E una serie di dichiarazioni del manager Nokia («ce ne guardiamo bene») aveva confortato la casa americana, che sempre per questi accordi fra poco non potrà più usare il marchio Nokia ma solo quello Lumia. E chi potrebbe, libero dai vincoli, riutilizzare il marchio meglio della sua casa originaria? Già un esperimento è stato fatto, con un tablet Android che la casa di Helsinki ha fatto costruire alla cinese Foxconn (i rapporti con la Cina sono ottimi anche per una joint venture con China Mobile) e che era consentito dagli accordi. Per cui c’è chi giura che prima della fine dell’anno torneremo a sentire parlare dei cellulari finlandesi.
Repubblica