Con la creazione di un grande polo di quotidiani, da Repubblica alla Stampa, passando per Il Secolo XIX e i giornali Finegil, il gruppo Espresso arriva a controllare il 23% della tiratura nazionale, apparentemente violando, quindi, i limiti Antitrust che parlano di un tetto fissato al 20%. I vertici del gruppo si sono ripromessi di sistemare le tirature entro la fine dell’anno, per rientrare nei parametri. Ma la casa editrice potrebbe anche essere costretta a cedere qualche quotidiano locale. E possiamo immaginare la sofferenza per gli azionisti dell’Espresso al solo pensiero di andare a toccare quell’autentico goiellino del sistema di quotidiani locali Finegil. Un sistema che, da solo, produce un risultato operativo positivo per quasi 18 milioni di euro a fronte di un fatturato di 158 milioni di euro nel 2015. La divisione Repubblica, quella che invece controlla l’omonimo quotidiano e i suoi allegati, pur fatturando 200,1 milioni di euro, ha un risultato operativo di appena 3,5 milioni di euro. Uguale a quello della divisione digitale, che sovrintende a tutti i siti internet del gruppo Espresso e che sta soffrendo parecchio il calo degli investimenti pubblicitari, con ricavi a 51,9 milioni di euro, giù del 3,3% rispetto al 2014, un mol a 4,2 mln (-38,7% sul 2014) e un risultato operativo, appunto a quota 3,5 mln, in discesa del 42%. Male i periodici, che, con un fatturato di 23,5 milioni di euro (-9,9% sul 2014), hanno un risultato operativo negativo per 6,3 milioni, dopo il rosso di 5,8 milioni nel 2014. Insomma, alla fin fine è pur sempre la tradizione a tirare la volata ai conti del gruppo editoriale di Carlo De Benedetti: i 17 quotidiani locali, ben radicati nel territorio, e l’oliatissimo sistema radiofonico, che con Deejay, Capital ed m2o, anche nel 2015, ha assicurato ricavi per 57,7 milioni di euro (+5,7% sul 2014) e un risultato operativo positivo per 11,8 milioni di euro, a fronte dei 9,7 mln del 2014. Margini che in Rti-Mediaset, con R101 e Finelco, per ora si sognano.
Claudio Plazzotta, Italia Oggi