Accelera il confronto tra il gruppo di Bolloré e il Biscione. Sul piatto l’89% della pay tv Premium. Obiettivo: polo anti-Sky che distribuisca contenuti in Europa
Mediaset e Vivendi accelerano le trattative per la cessione al gruppo media francese dell’89% detenuto dal Biscione in Mediaset Premium. E un accordo è atteso a breve, sickness almeno secondo quanto reso noto ieri dall’agenzia Reuters, per cui l’intenzione delle due società non è più solamente stringere un’alleanza sulla pay tv ma creare un vero e proprio polo europeo che produca contenuti e argini la concorrenza di Sky. Del resto, Vivendi ha già annunciato in passato un piano di espansione nel mercato media dell’Europa mediterranea e italiano in particolare. Ieri, comunque, né il Biscione né i francesi hanno rilasciato commenti. Ma il mercato ha recepito le indiscrezioni, approvando il progetto, così che Mediaset ha chiuso in Borsa a +6,84% a 3,622 euro dopo una giornata di forti rialzi e relativa sospensione. A Parigi, Vivendi ha chiuso a +1,35% a 19,085 euro. Se in un primo tempo Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente e a.d. di Mediaset, è parso contrario a vendere Premium, adesso sembra aver cambiato idea e tratta con Vincent Bolloré, primo azionista e presidente del Supervisory board di Vivendi. Trattative, però, che devono ancora sciogliere il nodo principale: il prezzo, considerando che di Premium la spagnola Telefonica è socia all’11%, quota acquistata a inizio 2015 per circa 100 milioni di euro. Quindi, la valorizzazione complessiva della pay tv italiana tocca quota un miliardo di euro e da questa valutazione il gruppo di Cologno monzese non vuole discostarsi. Oggi Mediaset Premium supera i 2 milioni di abbonati (erano 1,7 mln al momento dell’operazione con Telefonica) e a fine 2015 ha visto crescere del 6% la sua raccolta pubblicitaria, intorno ai cento milioni di euro. L’arpu (ricavi medi per singolo abbonato) cresce oltre i 25 euro. Di contro, Sky ha una base abbonati di 4,7 milioni con un arpu in calo a 42 euro. Le sue inserzioni sui canali pay hanno generato ricavi per 344 milioni, giù dell’8%, ma considerando anche i tre canali free Mtv8, Cielo e SkyTg24 il dato arriva sui 427 milioni, arginando il segno negativo a -1,4%. Se accordo sarà tra Cologno monzese e Parigi, il prezzo sarà pagato metà in contante e metà con azioni del gruppo che comprende tra gli altri Canal+, tra i più importanti canali tv a pagamento Oltralpe, e la major Universal Music. Mediaset avrà poco meno del 2% mentre è ancora da accertare come si comporteranno gli spagnoli di Telefonica, se per esempio dovranno vendere il loro 11%, obbligati dal diritto di trascinamento previsto dallo statuto di Mediaset Premium nel caso il Biscione venda l’intera quota. Già da tempo, s’è parlato di una colonizzazione francese in Italia ma adesso non c’è solo l’attivismo nella Penisola di Bolloré, che detiene peraltro partecipazioni anche in Mediobanca, Generali e soprattutto in Telecom Italia di cui è primo azionista intorno al 23,8%. Ieri, infatti, sull’altra ricorrente ipotesi di fusione tra Telecom Italia e Orange si è espresso il numero uno della tlc francese (controllata dallo stato) Stephane Richard, dichiarando dal Cairo che «se un giorno Bolloré mi dicesse: la cosa migliore sarebbe fare un accordo tra di noi e fare in modo che Orange acquisti Telecom Italia, analizzeremmo la possibilità. Ma non penso che sia nelle sue intenzioni». Tradotto, il trend delle aggregazioni è evidente (si vedano anche i casi Stampa+Repubblica tra i quotidiani e Mondadori+Rcs Libri nei libri) ma sul binomio tlc+contenuti questa tendenza porta l’Italia in una stretta straniera. Sempre ieri, comunque, è stato più sibillino sul tema Matteo Renzi, durante l’incontro col presidente françois Hollande ha detto: «siamo ben felici se si creerà un polo» Telecom Italia+Orange. «Ma lasciamo che decida il mercato».
Marco A. Capisani, Italia Oggi