Lo Stato dovrà oltre 10 milioni di euro a chi è stato contagiato da Hiv ed epatiti B e C dopo emotrasfusioni. Monchiero, Sc: “Sentenza va applicata, ora le autorità competenti paghino”. Il ministero della Salute: “Strasburgo ha riconosciuto il nostro ruolo nel risarcimento ai danneggiati”
STRASBURGO – La Corte europea dei diritti umani ha condannato lo Stato italiano a risarcire 350 cittadini infettati da vari virus (Aids, epatite B e C) attraverso le trasfusioni di sangue che hanno effettuato durante un ciclo di cure o un’operazione. Il totale dei risarcimenti di 10 milioni di euro. L’organismo di Strasburgo ha rivelato che diverse persone “sono state infettate da vari virus (Hiv, Epatice B, epatice C) durante trasfusioni per trattamenti curativi o interventi chirurgici”. Sono circa seimila le vittime delle trasfusioni con sangue infetto, da anni chiedono al governo di risolvere “l’ingiustizia di una transazione”, quella in corso dal 1998 tra il ministero della Salute e i cittadini in causa con lo Stato.
Le reazioni politiche. Giovanni Monchiero, deputato di Sc, della commissione Sanità della Camera. “È una sentenza, e le sentenze si applicano. Evidentemente la legge aveva avuto delle ‘lacune’ e per questo l’Italia è stata condannata. Mi auguro che le autorità competenti paghino quanto dovuto”.
Il comunicato del Ministero della Salute. La Corte, pur avendo riconosciuto per tutti quei casi risalenti agli anni ’90 la violazione delle disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo relativamente al diritto ad un equo processo ed ad un ricorso effettivo, ha affermato che la procedura di cui all’art. 27-bis del decreto-legge n. 90/2014 – la cui introduzione è stata fortemente voluta dal ministro Beatrice Lorenzin –, che riconosce ai soggetti danneggiati, a titolo di equa riparazione, una somma di denaro determinata nella misura di euro 100.000, costituisce un rimedio interno, del tutto compatibile con le previsioni della Convenzione e in grado di assicurare un adeguato ristoro ai soggetti danneggiati.
Strasburgo sanziona le lentezze della magistratura. Il processo sui pazienti contagiati dalle emotrasfusioni è uno dei più lunghi d’Italia. L’ultima tranche è ancora pendente presso il tribunale di Napoli inanzi al quale è stato rinviato a giudizio, nel dicembre del 2014, l’ex direttore del servizio farmaceutico nazionale Duilio Poggiolini. Il rinvio è stato disposto dal gup di Napoli Francesco De Falco Giannone nell’ambito dell’inchiesta su una serie di decessi di pazienti dovuti a somministrazione di sangue infetto o emoderivati.
di Alberto Custodero “Repubblica”