(Repubblica) Gli analisti scommettevano sull’aggiunta di 245mila occupati. Rivisti anche i dati del passato, confermato il rallentamento della ripresa. Il tasso di disoccupazione resta stabile al 5, 5%. L’euro si rafforza verso il dollaro
MILANO – L’economia americana ha creato in marzo 126.000 posti di lavoro, sotto le attese degli analisti: era dal dicembre 2013 che gli Stati Uniti non creavano così poco nuovo lavoro. Si interrompe così una striscia positiva senza precedenti, lunga di fatto un anno, di incrementi degli occupati superiori alle 200mila persone al mese. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 5,5%.
Il dato sui posti di lavoro creati in marzo è inferiore alle attese degli analisti, che scommettevano su 245.000 posti di lavoro secondo la media tracciata da Bloomberg. Preoccupante anche il fatto che il Dipartimento del Lavoro abbia rivisto al ribasso i dati di gennaio e febbraio, quando sono stati creati 201.000 e 264.000 posti di lavoro rispetto ai 239.000 e 295.000 precedentemente stimati. Tornando a marzo, il settore privato ha creato 129.000 posti, mentre quello pubblico ne ha tagliati 3.000. Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro è sceso al 62,7% dal 62,8%.
I dati del Dipartimento del Lavoro danno consistenza alle preoccupazioni degli osservatori sulla ripresa dell’economia Usa, fin qui vigorosa. Negli ultimi tempi, però, alcune rilevazioni avevano stonato rispetto alla recente marcia spedita degli States e aperto qualche dubbio in mezzo a tanti entusiasmi. Numeri che probabilmente renderanno la Fed ancor più cauta nel percorso di innalzamento dei tassi, per il quale gli analisti pensano sia ormai il caso di andare a dopo l’estate. “Crediamo che la Fed, esaminando tali cifre, si convincerà sempre di più che sarà necessario attendere ancora parecchi mesi prima di cambiare rotta in politica monetaria con un rialzo dei tassi d’interesse”, dice Filippo Diodovich dall’Ufficio studi di Ig Markets. “Modifichiamo le nostre attese, spostando di un mese lo scenario piu’ probabile di rialzo del costo del denaro nel paese a stelle e strisce, da settembre a ottobre”.
I mercati, oggi chiusi nella maggior parte dei casi per le festività pasquali, dovranno attendere la prossima settimana per digerire queste novità. I riflessi si vedono però nell’impennata dell’euro: la valuta condivisa schizza sopra quota 1,10 sul dollaro toccando 1,1012 sui massimi dal 6 marzo scorso. Per Omair Sharif, strategist di Newedge interpellato da Bloomberg, non è il caso comunque di fare allarmi: “L’andamento di crescita si è preso una pausa a marzo, ma credo che nel secondo trimestre torneremo a vedere i ritmi precedenti”.
Il calo nella creazione di nuovi posti è stato generalizzato, con alcuni settori che hanno tagliato gli occupati, come le costruzioni o l’industria nella filiera dell’estrazione di petrolio. A livello di retribuzioni, quelle orarie sono cresciute mediamente del 2,1% annuo, in linea con le attese. Ma ci sono stati anche dei cambi di rotta, come nel manifatturiero, dove si è vista la prima battuta d’arresto dal luglio 2013.