(di Paolo Siepi, Italia Oggi)Calderoli chiede al Papa di fare il Giubileo a Milano negli stand dell’Expo. È la volta che la Lega prende voti pure a Roma. Il rompispread. MF. Alta velocità Il tutti: fu lui a vole ri, ask ex tornitore n Alta velocità. Il ministro Lupi è fi nito sotto un treno. Jena. La Stampa. Cercano di mettere un cuneo tra me e Tsipras, ma fra di noi non c’è neanche la distanza di un capello. Yani Varoufakis. Class Cnbc. Da bambino a Venezia vendevo le gondole di plastica, sono stato povero, fi guriamoci se mi spavento di quello lì (Verdini, ndr). Renato Brunetta,
capogruppo Fi alla Camera. Agenzie. Una fase è fi nita, per la destra, e non c’è molto tempo per costruirne una nuova. Berlusconi, che ha un anno meno di me, è alla fi ne della sua vita politica, la sua fi gura è usurata e ha fatto anche tanti errori. Ma il suo erede non può essere Matteo Salvini. Giampaolo Pansa (Massimo Rebotti). Corsera. Renzi è uno che prende in giro la gente a colpi di slogan. Chi dice che assomiglia a
Berlusconi non sa che cosa dice. Uno è imprenditore che ha creato un impero dal nulla, l’altro non ha mai lavorato un giorno in vita sua. Silvia Sardone, consigliere di zona a Milano per Forza Italia, nuova scoperta del Cavaliere. Corsera. Puoi pensare ciò che vuoi di Matteo Renzi, ma di sicuro ha portato novità. La politica italiana, per il resto, non propone: ripropone. Una coazione a ripetere di cui Berlusconi, causa età e attitudine, soffre più di altri. Ma non è l’unico. La Lega, dopo tante chiacchiere, è tentata di rifugiarsi nella solita alleanza con Forza Italia (la felpa di Salvini al posto della canottiera di Bossi). Grillo continua a fare la cicala, e sperpera consenso. Sel, al solito, vendoleggia. Fratelli d’Italia rifà il Msi. Alfano e il Ncd ripropongono la destra democristiana in salsa post moderna. Scelta Civica s’è, civicamente, sciolta. Uno sbadiglio spazzerà via tutti quanti? È possibile, ma non è certo. Per sbadigliare, infatti, occorre concentrazione. E l’elettorato italiano ne ha poca. Beppe Severgnini. Sette. Poi ci sono i mezzani attempati dell’opinionismo, le vestali dell’opinione pubblica, i giornalisti tenorili che si considerano indipendenti anche se sono dipendenti da un editore, in genere un banchiere, un industriale, un fi nanziere. Questi si dividono tra chi teme Renzi e ne scongiura il successo con aria da gufo, e chi lo combatte con argomenti pusilli, consunti, boriosi, saccenti. Giuliano Ferrara, The Royal Baby. Rizzoli. Si pensava che Umberto Agnelli fosse una nullità. Invece nella conduzione della Fiat dimostrò doti ragguardevoli, in primis nel governo degli uomini. Un esempio per tutti: fu lui a voler mettere Riccardo Ruggeri, ex tornitore nell’offi cina 5 di Mirafi ori, alla guida della New Holland, nata nel 1991 dalla fusione di Fiat trattori e Fiatallis con Ford tractors. Scelta azzeccata: dopo cinque anni, il nuovo colosso, con 33 mila dipendenti e 21 stabilimenti nel mondo, valeva 32 volte il patrimonio netto iniziale e fu quotato con successo a Wall Street. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio. Dario Fo alla Rai: Dario Fo / anche tu / In Tivvù / … / Meglio dire / Dario Fu. Luigi S Serravalli, critico d’arte e scrittore, dal diario inedito. Noi francesi non dobbiamo avere paura dei prestiti dalle altre lingue. Alcune, come l’inglese oggi, o l’italiano ieri, si sono mostrate generose offrendo al francese centinaia di parole nuove. Fleur Pellerin,
ministro della cultura francese, nata in Corea del Sud, uente in francese, inglese e tedesco. Nouvel Observateur. Sulla strada del lago quella notte pioveva a dirotto. Erano i primi giorni di marzo, ma l’aria umida già non era più fredda. Abbassò il fi nestrino dell’auto per sentirne l’odore: sapeva di terra, e di erba. Erano quasi le undici di sera, aveva dovuto guidare adagio, per via di quell’acqua torrenziale. La strada che da
Como costeggia il lago e sale verso Gravedona era deserta. Nessuno si avventurava a uscire se non per un buon motivo, in una notte come quella. L’asfalto bagnato era lucente quasi quanto la superfi cie dell’acqua. Al di là, sulla sponda verso Bellagio, i lampioni accesi segnavano la linea della riva. Tutto attorno a lei era nero e fradicio, e la confortava il riscaldamento dell’auto. Sui sedili posteriori il suo cane se ne stava immobile, forse dormiva. Il cellulare, purtroppo, era quasi scarico. Un guaio, se avesse avuto bisogno di telefonare. Marina Corradi. Tempi. Guido Vigna ha ricambiato la grazia ricevuta (i brigatisti che hanno ammazzato Walter Tobagi lo hanno risparmiato perché fu trasferito a capo della redazione romana del Corriere di informazione) vergando, su precisa istanza dell’allora direttore, Cesare Lanza, il necrologio da pubblicarsi in caso di decesso, il quale, per il momento, continua a frequentare ristoranti, casinò e belle donne: «È morto Cesare Lanza. Nonostante la mole, è volato sino alle porte del paradiso e ora si gioca a dadi con San Pietro l’ingresso». Nell’occasione, Massimo Donelli, anch’egli cresciuto nella redazione di quello che veniva chiamato Corinf, ha voluto offrire un contributo più tacitiano: «È morto Cesare Lanza. Era un uomo tutto case e famiglie». Guido Vigna, giornalista (Stefano Lorenzetto). Il Giornale. Con la morte di Livio Garzanti si chiude
un ciclo, un’idea di editoria intesa come strumento di elevazione sociale. Non c’era la fame commerciale di oggi, che era bilanciata dalla ricerca della qualità. Oggi si produce troppo ma con l’ossessione del best-seller, senza il gusto di scoprire nuovi talenti. Drogherie dove si vendono sempre più detersivi, ma niente più caviale. Si sogna di fare delle intere collane di best-seller, ma questo non è possibile. Al massimo te ne riesce uno su dieci, di best-seller. È un fatto matematico. Gli altri nove sono per forza imitazioni scadenti, che però si sono presi tutto lo spazio sullo scaffale delle novità. Gianandrea Piccioli, dirigente della Garzanti (Nanni Delbecchi). Il Fatto. Quindi, ritorno trionfale di Vittorio Beonio Brocchieri. Atterrando a Venezia viene accolto da una festa di amici. Il più felice era naturalmente lui che ripeteva a tutti un proverbio imparato dalle parti del golfo del Tonchino in Cina: «Se sei allegro, tutti sono allegri insieme con te. Se piangi, piangi solo». Da allora
in poi, aveva deciso di vivere in allegria, annunciava, qualunque cosa fosse accaduta. Luciano Simonelli, Dieci giornalisti e un editore. Simonelli editore. I cimiteri hanno questo di bello: non ci sono riunioni di condominio. Roberto Gervaso.