Alla Amazon di Piacenza, healing dove lo scanner indica lo scaffale giusto agli addetti
Nessuna paura se i tappi di sughero sono accanto agli estintori, o il router è vicino al lampadario. Qui il caos è creativo. Anzi, garantisce che i giovani aiutanti di Babbo Natale trovino senza errori i prodotti che sono stati ordinati e che adesso sono attesi sotto l’albero. Due modelli diversi dello stesso cellulare, per dire, non saranno mai sullo stesso ripiano, e il fatto che la teglia della torta confini con i Power Rangers allontanerà il rischio di confonderli.
Semplificare è indispensabile. Nell’ultima settimana nel centro distribuzione Amazon di Castel San Giovanni, qui nel Piacentino, sono entrati in media quattrocentomila oggetti al giorno e altrettanti ne sono usciti, anche se il record è stato raggiunto venerdì 27 novembre, giornata di sconti sul modello del Black Friday statunitense, quando sono stati acquistati online, e spediti nel giro di mezza giornata, oltre seicentomila prodotti, sette al secondo.
850 «elfi» al lavoro Nel pagliaio delle due «Pick Towers», che sono magazzini multipiano «ad alta intensità» dove viene raccolta la merce piccola (quella grande è stoccata da un’altra parte, comprese le automobili!), l’ago si trova grazie a uno scanner a forma di pistola. «È come mandare una cartolina. Il sistema ci indica la città, la via e la casa dove si trova l’oggetto che è stato già pagato e che dobbiamo prendere per spedirlo: la torre, il piano, la corsia, lo scaffale e il binario», racconta Cecilia Dainese, 33 anni, piacentina. Lei i regali di quest’anno li ha fatti tutti su Amazon, naturalmente. Per i dipendenti il processo di ordine e spedizione è identico a quello degli altri clienti, ma gli articoli acquistati si ritirano in un contenitore a parte chiamato «Luigi», che sta di fronte agli armadietti dell’ingresso. Anche in questo caso, però, i pacchetti sono usciti con i corrieri per poi rientrare un minuto dopo.
«La macchina di produzione non può fermarsi, è l’unico modo per far quadrare tutto», spiega Tareq Rajjal, general manager di Amazon Logistica Italia, questo capannone di 88 mila metri quadrati, come dodici campi di calcio nei quali corrono 850 dipendenti a tempo indeterminato (erano 650 solo a gennaio), ai quali va aggiunto un numero indefinito di contratti a termine chiamati per i picchi delle feste. Età media 31 anni (il più giovane ha 19 anni, il più anziano 62), le donne sono il 37 per cento, lo stipendio d’ingresso 1.450 euro lordi. Tante scarpe da tennis, leggings, pantaloni della tuta per pedalare veloci nelle tre fasi del processo: ingresso e stoccaggio, ricerca e «raccolta» (in inglese picking) della merce dopo l’ordine, impacchettamento e spedizione.
C’è anche il pony vestito da Babbo Natale Dai contenitori gialli – che qui tutti chiamano «tote» – sbucano giocattoli, libri, macchine per il caffè, dvd, porta cd, arricciacapelli. Viaggiano sui rulli per arrivare nell’area dove saranno incartati a mano, anche con la confezione regalo, se il cliente l’ha chiesta. L’anno scorso per Natale la crescita è stata di +135% sul 2013, adesso nessuno si sbilancia, ma l’aspettativa è ancora a tre cifre.
Fabrizio Bassani, 47 anni di Chignolo Po, si è «riconvertito» due anni fa dopo una vita da imprenditore nel settore abbigliamento. «In questo periodo sto dando una mano al packaging. Quando vedo il titolo di un libro o di un film che mi incuriosisce me lo segno». Il turno di notte è finito tre giorni fa, domani si lavora mezza giornata, mentre soltanto il nuovo magazzino aperto ad Affori, Milano, resterà aperto tutto il giorno per le consegne in città. Nessuno conosce il destinatario di un pacco, soltanto l’etichettatrice per l’ultimo passaggio prima di affidarlo al pony. Per l’occasione, vestito da Babbo Natale.
di Elvira Serra dal “Corriere della Sera”