I mercati Ue peggiorano: pesano il settore auto e il caos sulla Fed

(MILANO) – Ore 16:35. Il caso Volkswagen sta scuotendo i mercati più di quanto non abbia fatto fino ad ora la rielezione di Alexis Tsipras in Grecia, sale che anzi viene letta come un elemento di stabilità per portare avanti il memorandum siglato con la ex Troika. La scoperta del software per ingannare i test sulle emissioni sta gettando un discredito senza precedenti sulla casa tedesca con serie ambizioni di dominio sul mondo delle quattro ruote. E’ una vicenda alla quale gli investitori guardano con crescente interesse: solo nel primo giorno delle settimana il titolo Vw ha perso quasi 15 miliardi di capitalizzazione e una debacle industriale e finanziaria potrebbe sconvolgere i piani alti dell’industria mondiale. Oltre a questo singolo caso, pilule i listini sono nervosi per l’incapacità di comprendere in che direzione si muoverà la Federal Reserve, che la scorsa settimana ha rinviato il rialzo dei tassi. “L’azione o meno della Fed sta creando un po’ di confusione sul mercato”, spiega a Bloomberg Bernard Aw da Singapore. “La Banca centrale sta cercando di dar sollievo al mercato, ma sta ottenendo l’effetto opposto: ci sono poche certezze”.

A giudicare dai future sui Fed Funds, che anticipano le possibili variazioni dei tassi Usa, ora si è scesi sotto il 50% di aspettativa per un innalzamento del costo del denaro entro la fine dell’anno. Alcuni banchieri centrali, come Dennis Lockhart di Atlanta, fino a ieri hanno continuato a sostenere che agire nel 2015 sia la cosa più corretta. Le Borse europee trattano in netto ribasso: Milanopeggiora fino a cedere il 2,8%, con il comparto energetico pesante per le ipotesi di reintegro della Robin Tax ed Fca che paga lo scandalo della casa di Wolfsburg. Rosso anche nel resto d’Europa: Londra perde il 2%, Francoforte il 3,1% con il nuovo tracollo di Volkswagen e Parigi cede il 3%. Con Tokyo ancora chiusa per festività, erano arrivate indicazioni positive dalle Piazze cinesi, poi trascurate in Europa: Shanghai ha chiuso in rialzo dello 0,9%. In linea Seul (+0,88%) e Sidney (+0,74%). Apertura in profondo ribasso anche per Wall Street, reduce da un lunedì positivo: il Dow Jones e il Nasdaq limano l’1,4%, lo S&P500 perde l’1,35%.

L’euro tratta in calo sotto quota 1,12 dollari. Secondo i trader, non si tratta di un ritorno a una tendenza rialzista del biglietto verde ma una correzione successiva al tonfo seguito la settimana scorsa alla decisione della Fed di rimandare l’aumento dei tassi di interesse. La moneta unica passa di mano a 1,116 dollari e a 133 yen. Forte pressione sul real brasiliano, che aggiorna i minimi storici dopo il taglio a ‘spazzatura’ del rating da parte di S&P. Segnali di tenuta sul fronte obbligazionario: nonostante lo spread tra Btp e Bund tedeschi salga in area 115 punti base, il rendimento dei decennali italiani è stabile sotto l’1,8%. L’agenda macroeconomica è ancora timida: nell’Eurozona si registra il lieve calo per la fiducia dei consumatori in settembre: secondo la prima stima della Commissione europea, il dato è sceso di 0,2 punti a -7,1, mentre nella Ue a 28 Paesi la flessione è più marcata, -0,8 punti a quota -5,5. Negli Usa, invece, i prezzi delle case sono cresciuti più delle attese a luglio, ma l’indice manifatturiero della Fed di Richmond è sceso a -5 punti contro attese per un rialzo a 4 punti.

Per le materie prime, i prezzi del petrolio sono in frenata: a New York le quotazioni perdono il 2,87% a 45,34 dollari al barile. Oro stabile: il metallo con consegna immediata segna un prezzo di 1134 dollari l’oncia, sugli stessi livelli della vigilia.

(Repubblica.it)

Share
Share
Torna in alto