(di Marco A. Capisani) Svolta nel caso Unità, l’editore Guido Veneziani e i giornalisti del quotidiano che non viene diffuso dallo scorso agosto hanno trovato l’accordo per riassumere nel nuovo corso della testata 25 giornalisti su 56 della vecchia redazione. A loro si aggiungono nove poligrafici su un totale di 16. Ma la parola fine sulle traversie dell’Unità non è ancora nero su bianco. Perché? Perché, prescription secondo quanto risulta a ItaliaOggi, dei 25 giornalisti da assorbire ci sono cinque firme da ricollocare con l’aiuto del Partito democratico (Pd), oltre a cinque poligrafici dei nove complessivi. A conferma del ruolo attivo svolto dal partito nella trattativa (e in particolare del tesoriere Francesco Bonifazi che ha seguito la vicenda fin dall’inizio) c’è una nota del Pd che per prima ha dato l’annuncio, martedì scorso, dell’intesa raggiunta. Inoltre manca la parola fine sul caso Unità perché, spostandosi sul piano aziendale della Guido Veneziani quotidiani (GVq, società che formalmente s’è fatta avanti per riprendere le pubblicazioni del giornale), ancora non si avuta notizia della discesa in campo dei Pessina che della GVq sono soci finanziari col 40% (mentre il rimanente 60% è nelle mani di Guido Veneziani). Ieri, comunque, le parti sono state ricevute dal giudice fallimentare della Nie, la casa editrice dell’Unità in liquidazione da metà dello scorso giugno. Il suo via libera è atteso nelle prossime settimane, dopo che sono state adempiute le richieste del tribunale per tutelare il livello occupazionale dei lavoratori Nie. A inizio febbraio, infatti, il giudice aveva inviato ai diretti interessati un documento in cui profilava l’intera operazione non come un semplice acquisto di testata da parte dell’editore di Vero, Top, Stop e Miracoli, quanto piuttosto come una vera e propria cessione di ramo d’azienda. Interpretazione giuridica che ha portato a reimpostare l’intera operazione e, per l’appunto, ad avviare una trattativa sindacale per decidere quanti dipendenti del quotidiano reimpiegare.
Adesso invece, una volta che si sarà acceso formalmente il semaforo verde del tribunale, partirà l’affitto della testata e andrà avanti fino a quando non sarà approvata l’omologa che permetterà di tramutare l’affitto in acquisto della testata. Ma quando tornerà di fatto in edicola l’Unità? Dipende dai tempi del tribunale ma, avuto il placet formale, Veneziani ha dichiarato che gli bastano 40 giorni per rimandare in stampa il quotidiano.
Nel frattempo la redazione centrale della nuova Unità verrà creata a Milano con un organico di sei redattori. A Roma lavoreranno in dieci mentre i rimanenti nove dei 25 complessivi saranno coinvolti come collaboratori fissi. Al momento non ci sono nomi in pole position per assumere la direzione della testata, anche se in passato è stato fatto il nome di Stefano Menichini, già direttore di Europa (altro quotidiano dell’orbita Pd che ha cessato le pubblicazioni).