Inflazione in Eurozona ancora lontana dal target della Bce

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eurozonaInflazione dell’Eurozona in linea con le attese, check ma la Bce non abbassi la guardia. Secondo la lettura preliminare a novembre l’indice dei prezzi al consumo ha mostrato una crescita dello 0, no rx 3% annua, in linea con il consenso ma in calo rispetto al dato definitivo di ottobre a +0,4%. I prezzi dell’energia sono scesi dell’2,5% a livello annuale e l’inflazione core si è attestata a +0,7%, anch’essa coerente con le aspettative degli economisti.
In ogni caso, l’inflazione si è confermata ben lontana dal target della Bce al 2% e quindi la pressione sull’Eurotower affinché agisca con nuove misure, se non a dicembre almeno a inizio 2015, resta molto alta. Inoltre, un esperto contattato dall’agenzia Mf-DowJones ha osservato che la componente che ha agito da freno è stata quella energetica e, considerando la decisione dell’Opec di ieri di mantenere invariata la produzione del petrolio a 30 milioni di barili al giorno, “ci sono brutti segnali in vista per la Bce”, ha avvertito.
Per l’economista di Capital Economics, Jonathan Loynes, il comparto degli energetici subirà altri effetti negativi nei prossimi mesi, scendendo sotto lo zero nel giro di sei mesi. In Italia sempre a novembre, secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, è diminuito dello 0,2% rispetto al mese precedente, ma è aumentato sempre dello 0,2% nei confronti di novembre 2013, contro il +0,1% annuo di ottobre.
La lieve accelerazione è dipesa soprattutto dalla ripresa su base annua dei prezzi degli alimentari non lavorati (+0,8%, da -0,2% di ottobre) e, in misura minore, di altre tipologie di prodotti. Questa dinamica, però, è stata in parte bilanciata dall’accentuazione della flessione tendenziale dei prezzi degli energetici non regolamentati (-3,2%, da -2,2% del mese precedente). L’inflazione acquisita per l’intero anno è comunque scesa allo 0,2% dallo 0,3% dello scorso mese
Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l’inflazione di fondo è rimasta stabile allo 0,5% e al netto dei soli beni energetici è salita mese su mese da +0,4% a +0,5%. Nel dettaglio, il calo mensile dell’indice generale è da ascrivere principalmente alla diminuzione dei prezzi degli energetici non regolamentati (-2,4%) e ai ribassi dei servizi relativi ai trasporti (-1,2%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,8%).
A contenere in parte questo calo sono stati i rialzi congiunturali dei prezzi di vegetali freschi (+8,5%), frutta fresca (+2,4%) e dei servizi relativi alle comunicazioni (+1,5%). I dati odierni sull’inflazione sono arrivati all’indomani di quelli poco incoraggianti di Germania (inflazione invariata a livello mensile e +0,6% su base annuale) e Spagna (-0,5% anno su anno), anche se dato inferiore alle attese a livello di area euro avrebbe alimentato ancora di più le scommesse su un Quantitative easing.
Per tale motivo, dopo la pubblicazione dell’inflazione dell’Eurozona, il Ftse Mib ha accelerato al ribasso perdendo lo 0,84% a 19.932 punti, mentre lo spread tra Btp e Bund è rimasto invariato a 136 punti base per un costo del debito domestico del 2,06%. Francoforte perde lo 0,35%, Londra lo 0,65%, Parigi lo 0,51% e Madrid lo 0,12%. L’euro si è invece apprezzato lievemente nei confronti del dollaro, passando da 1,2437 a 1,2453 dollari. “Un Quantitative easing sui titoli di Stato aiuterà l’Europa, ma ci sarà bisogno comunque delle riforme strutturali”, ha concluso l’investment manager di Aberdeen AM, Luke Bartholomew.

di Serena Berici

Milano Finanza