“Il gioco è bello quando dura poco”, ma fumo e alcol fanno danni peggiori

Giovanni Emilio Maggi
Share

Giovanni Emilio MaggiMentre ad Anacapri il sindaco lancia il referendum contro le slot, search un convegno alla Camera ripropone il tema della ludopatia. E intanto anche il Papa promuove una “riffa” tra i fedeli: beneficenza certo, prescription ma pur sempre gioco è…

La Rete ha sconfitto ogni forma di controllo, di divieto, di proibizionismo. Oggi in tempo reale chiunque è in grado di informarsi, decidere, agire. L’effetto della globalizzazione è inarrestabile, anche il colosso cinese si è adeguato ed oggi anzi guida la “rivoluzione”. Eppure in questo scenario c’è ancora chi sventola la bandiera del divieto, questo non si fa. Sono i paladini dell’anti-Gioco, ovviamente non inteso come due calci ad un pallone ma della dipendenza da macchinette, gratta e vinci, scommesse varie. Questi novelli Don Chisciotte ad ogni piè sospinto cavalcano l’onda dell’emotività per scatenare autentiche campagne proibizioniste con l’etichetta del salvavita (leggi ludopatia).
L’Agenzia Giornalistica Repubblica a più riprese si è occupata del tema, argomentando con dati e studi certi sugli effetti della ludopatia, senza dimenticare le iniziative messe in campo in tal senso dalle concessionarie esistenti in Italia. Ma evidentemente sul Gioco è facile fare confusione, creare falsi mostri e ventilare pericoli addirittura mortali. Uno strano Paese in tal senso il nostro, fatto di fumatori incalliti (e parlo di classiche sigarette con filtro senza aggiungere quelli che provano altri tipi di fumo o che vogliono cercare di smettere con le elettroniche) e di bevitori pesanti (l’alcolismo è una delle piaghe più diffuse nel nostro territorio, con una grande diffusione tra gli adolescenti), eppure nessuno vieta il consumo di questi vizi. Anzi. Certo, sui pacchetti di sigarette è scritto che “il fumo nuoce alla salute e provoca il cancro” ma non è di certo un divieto all’acquisto. Così come i superalcolici hanno restrizioni di vendita al bar o ai supermercati (se voglio bere dieci bicchieri di whisky o acquistare 10 bottiglie di vermouth nessuno me lo impedisce). Eppure le morti per fumo e abuso di alcol sono tangibili, in aumento e senza controllo reale.
Si può condividere la lotta all’abuso non certo quella alla libertà di giocare. Buttare il bambino con l’acqua sporca è un male tipicamente italiano. Perché forse non tutti sanno che l’industria legale del Gioco in Italia produce due importanti risultati ogni anno: porta alle casse dello Stato circa 8/9 miliardi di euro in tasse; limita e anzi delimita il gioco illegale. Quando si dice aboliamo il Gioco in Italia bisognerebbe pensare a questi due fattori e trovarne le soluzioni alternative. Non si tratta di avere uno Stato biscazziere come dicono alcuni, è una questione di conti che del resto sta anche alla base di quanto lo Stato incassa dalla vendita di sigarette e alcolici. Lascia stupiti poi una iniziativa clamorosa del sindaco di Anacapri: Franco Cerrotta ha infatti deciso di inserire all’ordine del giorno nella seduta del consiglio comunale del prossimo 26 novembre il regolamento da proporre all’assemblea cittadina per l’indizione di un referendum consultivo, come prevede lo statuto comunale, per coinvolgere i cittadini sul tema delle distanze delle sale da gioco dai luoghi considerati sensibili. In un Paese dai mille campanili c’era da aspettarselo che ogni amministratore dicesse la sua, mentre questa materia è anche e soprattutto di livello nazionale.
Per questo abbiamo seguito con interesse il convegno dell’altro giorno dal titolo “Il gioco è bello quando dura poco”, dedicato agli aspetti medici, sociali, economici di un fenomeno che ha assunto proporzioni sempre più vaste e svoltosi alla Camera. L’organizzatrice dell’evento, la deputata Paola Binetti, è la relatrice in sede di Commissione Affari sociali della proposta di legge per l’istituzione di un Osservatorio nazionale sulle dipendenze da gioco d’azzardo. Una legge avrebbe dovuto, negli auspici, già essere approvata. Così come al palo c’è l’inserimento di questa patologia nei Lea, fatta dal decreto Balduzzi, ma in attesa dei decreti attuativi. Ma non chiamatela «ludopatia» – che contiene il riferimento all’immaginario del giocoso – ha insistito Binetti, piuttosto «dipendenza grave dal gioco d’azzardo», formulazione che dà maggiore impatto alla serietà del fenomeno. Nella proposta di legge ci sono 200 milioni l’anno per prevenzione, formazione, diagnosi e cura delle patologie da gioco, lo stop alle pubblicità e regole più rigide per i locali con slot, che al momento sono 120-130 mila. Interessante in tal senso l’intervento del vicepresidente di Sistema Gioco Italia (Confindustria), Giovanni Emilio Maggi (nella foto), che ha ricordato quanto fatto per l’autoregolamentazione in materia di pubblicità e per l’emersione del gioco legale, mentre per quanto attiene a possibili interventi tecnici sulle slot sono allo studio in modo da tutelare minori e soggetti deboli. Questo perché forse non molti sanno che Novomatic, la società austriaca leader europea nella produzione di queste ‘macchinette’, ha da tempo predisposto all’interno di ognuna di esse una fessura per l’introduzione della tessera sanitaria, così come avviene in molti altri Paesi. E’ già pronta, basta solo aprirla… .
Insomma, il mondo industriale è pronto da tempo a fare la sua parte per un Gioco responsabile. Lo sa bene del resto la stessa Binetti quando afferma “che siamo di fronte a una materia assai complessa e dalle molteplici sfaccettature che richiede impegno e una partecipazione da parte di tutti per essere affrontata”. Al bando quindi demagogiche campagne populiste e pseudo sanitarie. Il resto si può discutere tutto. Anche riaffacciando il tema della destinazione di scopo che in tanti Paesi europei e non da anni affianca le società e le concessionarie alle realtà locali, per una sinergia economica e sociale al tempo stesso.
E intanto dal Vaticano arriva la curiosità-boom: negli uffici della Santa Sede aperti al pubblico da giorni è affissa una singolare locandina dal titolo “Lotteria di beneficenza per le opere di carità del Santo Padre”. Insomma, una riffa papale con estrazione finale dopo l’Epifania, l’8 gennaio 2015. Certo, si tratta di un’iniziativa a fine di bene (visto che nelle intenzioni degli organizzatori servirà a raccogliere fondi per finanziare progetti destinati ai clochard) ma è pur sempre una sorta di “Gratta & Vinci” con la benedizione. Si acquista un biglietto da 10 euro negli uffici del Governatorato, nei punti in cui sono in vendita monete e francobolli, o alle poste vaticane, alla farmacia, ai musei e all’ufficio Pellegrini e Turisti dove ogni giorno si registrano code chilometriche di turisti stranieri. Poi si attende speranzosi: si può vincere da una Fiat Panda ovviamente di colore bianco, biciclette, videocamere, orologi, cornici, ecc… . Qualcuno oserà forse dire che Papa Francesco è un biscazziere…?