Le vendite, complice il tono depresso del mercato (-1,34% l’indice Ftse Mib), si accaniscono su tutti i bancari, Unicredit compresa. Il titolo al momento cede l’1,44% scivolando a quota 5,475 euro, risentendo anche delle anticipazioni di MF-Milano Finanza secondo cui potrebbe slittare da gennaio a marzo 2015 la cessione di Uccmb, controllata attiva nella gestione dei non performing loan valutata complessivamente 750 milioni di euro, alla cordata Fortress-Prelios.
La causa, spiega MF-Milano Finanza, sono le divergenze sul prezzo. Il nuovo orizzonte temporale è stato presentato dalla delegazione aziendale di Unicredit capitanata da Angelo Carletta ai sindacati nel corso di un recente incontro in cui le organizzazioni hanno chiesto garanzie occupazionali per i 700 dipendenti che verranno ceduti insieme all’attività e l’apertura di un tavolo sindacale.
“Nel complesso l’operazione potrebbe portare a Unicredit un beneficio di 10-15 punti base di Core Tier 1, ma riteniamo che Unicredit non abbia urgenza di cedere la società alla luce anche del fatto che un altro progetto, la creazione di una joint venture nell’asset management tra la controllata Pioneer e Santander, dovrebbe andare a buon fine e generare circa 20 punti base di Core Tier 1”, ha indicato stamani un analista di una sim milanese, confermando la raccomandazione outperform sul titolo.
Così Unicredit non beneficia del fatto che oggi Santander ha ripreso la copertura dell’azione con un giudizio buy e un prezzo obiettivo a 7,04 euro. Viceversa Kepler Cheuvreux ha abbassato il target price da 6,5 a 6,1 euro, ribadendo il rating hold. Dopo che l’istituto ha realizzato un utile netto di 1,8 miliardi nei primi 9 mesi di quest’anno (+81% su base annua), per il broker l’obiettivo di 2 miliardi di euro di utile a fine anno è sicuramente a portata di mano.
Kepler Cheuvreux ha così aumentato le stime di utile netto dell’esercizio dell’11% a 2 miliardi dopo aver ridotto gli accantonamenti del 13% (86bps il costo del rischio), i ricavi dell’1% e i costi dello 0,5%. Confermata, invece, la previsioni di un dividendo a 0,13 euro per azione, il che implica un rendimento del 2,3% e un payout ratio del 37% che porta a un CE ratio fully loaded al 10,4%.
Tuttavia gli analisti di Kepler Cheuvreux avvertono: “il 2015 potrebbe essere più difficile di quanto ci atteso in precedenza. Siamo diventati, infatti, più cauti sui ricavi del prossimo anno, tagliati del 3,6%, a causa della pressione sui prestiti/margini, della riduzione delle commissioni già vista quest’anno che difficilmente recupererà presto e della maggiore difficoltà dei mercati finanziari a replicare i forti proventi da negoziazione degli ultimi anni: dalla media annuale di circa 2,3 miliardi, li abbiamo tagliato da 1,6 a 1,2 miliardi l’anno per il periodo 2015-2017”.
Da qui il taglio dell’eps rettificato 2015 di Unicredit del 12% a 0,42 euro per azione, sotto la stima del consenso a 0,50 euro, e del dividendo del 25% a 0,15 euro (rendimento del 2,7% e payout del 33%) con un Rote del 5,7%. Kepler Cheuvreux ha rivisto anche le stime di eps 2016 del 5% a 0,57 euro per azione (il 7% al di sotto del target) e di dividendo 2016 del 20% a 0,20 euro (3,6%, 40%) con un Rote del 7,3% (8% il target). Stime che non includono le offerte su Pioneer e Uccmb.
Il focus sul rafforzamento patrimoniale rimane, anche dopo l’aumento quest’anno di 100bps del CE fully loaded fino al 10,4% e nonostante l’obiettivo della banca di un CE 2016 al 10%, perché è necessario un buffer maggiore per affrontare il contesto ancora difficile e la regolamentazione sempre più esigente. Come banca di importanza sistemica (Sifi), secondo gli esperti di Kepler, per Unicredit potrebbe essere necessario, per raggiungere un TLAC (Total Loss Absorbing Capacity, indica il capitale necessario a una banca per assorbire le perdite ed evitare salvataggi di Stato) del 19,5%, emettere un po’ dei 7/8 miliardi di euro di nuovi strumenti ibridi oltre ai 2/2,5 miliardi di bond AT1.
di Francesca Gerosa
Milano Finanza