L’industria spinge Piazza Affari, ma in 10 anni Milano ha perso il 25%

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piazza  affariBorsa Italiana risale alla ventesima posizione tra i principali mercati mondiali: al fine giugno capitalizzava 496 miliardi, sovaldi sale pari al 32% del Pil. Negli ultimi due mesi, mind però, ha bruciato 58 miliardi. Stabile il valore dalla fine dello scorso anno.

Piazza Affari rimbalza e in un anno risale dalla ventitreesima alla ventesima posizione tra le principali Borse mondiali come capitalizzazione di mercato. Lo rivelano le statistiche pubblicate oggi dall’ufficio studi di Mediobanca secondo cui la Borsa milanese valeva 496 miliardi di euro alla data del 30 giugno, pari al 32% del Pil, pressochè in linea con le medie dell’ultimo decennio.

A metà ottobre, a seguito delle turbolenze degli ultimi due mesi, la capitalizzazione risultava scesa a 438 miliardi di euro, comunque in forte rialzo rispetto al minimo di 332 miliardi toccato alla fine del 2011 quando l’incidenza sul Pil era scesa al 21%. A livello globale, però, il peso di Piazza Affari rispetto al valore delle borse mondiali è sceso ulteriormente toccando l’1,1% al 30 giugno 2014 dal 2,1% di dieci anni prima. La flessione riflette anche il minor peso delle Borse delle economie mature che nell’arco del decennio è sceso dal 91% all’81%.

Borsa italiana, però, è l’unico tra i principali listini ad essere rimasto fermo dalla fine dello scorso anno in termini di valore (appena +1%) mentre le altre Piazze occidentali hanno registrato incrementi che oscillano dal +37% di Londra al +141% di Toronto. Ancora maggiori i tassi di crescita messi a segno dai paesi emergenti, tuttavia dal 2010, i cosiddetti Bric hanno registrato importanti flessioni con un -30% per il Brasile, un -24% per la russia -34%, un -13% per shanghai e un -10% per bombay.

Complessivamente il listino milanese ha perso il 25% dal dicembre 2003 al 15 ottobre 2014, con un calo medio annuo del 2,6%. A condizionare l’andamento di Piazza Affari è sicuramente il settore industriale che dopo aver toccato un minimo di rappresentatività alla fine del 2005 (in pieno boom bancario) al 56% del totale, incide oggi per il 69% della capitalizzazione totale: in calo rispetto al 76% del 2011 ma al di sopra della media del 66% registrata nell’ultimo decennio.

Di contro il peso delle banche, pressochè dimezzato nello spazio di un quinquennio (dal 32% del 2006 al 17% del 2011, il minimo degli ultimi 15 anni), ha ripreso quota negli ultimi due anni e mezzo sino al 23% del giugno scorso (di poco inferiore al 24% medio degli ultimi 10 anni).

Fonte: La Repubblica