Europa-Asia, affari d’oro dal summit di Milano

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AsemNel capoluogo lombardo sono presenti le delegazioni di oltre 50 Paesi. E’ l’incontro dell’Asem,  che unisce il Vecchio continente e i principali Paesi orientali. Gli scambi commerciali tra l’Ue e l’Oriente si sono impennati nell’ultimo decennio. Ecco tutti i numeri dell’asse tra Est e Ovest,  mentre l’Italia ha già firmato contratti per 8 miliardi con la Cina

Asia ed Europa, insieme, valgono oltre il 60 per cento della popolazione mondiale, più della metà del Prodotto interno lordo globale. Le esportazioni da parte dell’Unione europea, nel 2013, hanno toccato la cifra di 1.250 miliardi di euro, mentre gli investimenti diretti dal Vecchio continente hanno sfiorato la soglia di 500 miliardi. Sono questi alcuni dei numeri dell’asse tra la Ue e l’Asia, che si salda nel summit del gruppo Asem (Asia-Europe Meeting) di Milano.
Costituito nel 1995, il gruppo ha preso avvio nel marzo del 1996 con un primo vertice dei capi di Stato e di governo tenutosi a Bangkok; i summit successivi sono biennali e si tengono in maniera alternata tra Asia ed Europa. Ha attualmente raddoppiato i membri a quota 51 partner, che presto diventeranno 53: sono i 28 Paesi dell’Ue, con Norvegia e Svizzera, più Australia, Bangladesh, Brunei, Cambogia, Cina, India, Indonesia, Giappone, Corea, Laos, Malesia, Mongolia, Myanmar, Nuova Zelanda, Pakistan, Filippine, Russia, Singapore, Tailandia e Vietnam. “L’intero processo nasce dall’idea di dare una cornice istituzionale, ampia e strutturata ai rapporti tra le due aree interessate in campo economico, politico e culturale. Il processo opera in un contesto informale e si articola in diversi livelli decisionali, da quelli politici (Summit e incontri ministeriali), a quelli tecnici. Il coordinamento del processo è affidato a un gruppo costituito, per l’Europa, da Presidenza e Commissione Europea e, per l’Asia, da due paesi a rotazione”, spiega il Tesoro sul suo sito.
Il capoluogo lombardo diventa così svincolo importante, con la presenza di 56 capi di Stato e di governo, e un’occasione per l’Italia per stringere importanti accordi strategici. In parte lo ha già fatto con la Cina, con la quale sono stati siglati contratti per 8 miliardi di euro: da Enel a Agusta Westland, a Intesa Sanpaolo passando per Cassa Depositi e Prestiti e ministero dello Sviluppo economico: sono tantissime le aziende coinvolte dal premier italiano Matteo Renzi e quello cinese Li Keqiang.
L’importanza strategica dei Paesi non europei presenti nell’Asem si capisce anche guardando lo stretto rapporto commerciale del Vecchio continente con loro: i Paesi orientali, tra il 2003 e il 2013, hanno visto incrementare la loro quota dell’export europeo dal 25 al 30%, e rappresentano il 44% dell’import dell’Europa a 28 membri, rispetto al 40% del 2003. Il deficit dell’Europa con questi Paesi è così salito da 162 miliardi di euro del 2003 fino al picco del 2008 a 308 miliardi, prima di scendere a 219 miliardi nel 2013.
La manifattura rappresenta una quota dell’86% dell’export e il 68% dell’import. Cinque Paesi dell’Asem sono tra i primi 10 partner commerciali dell’Europa per l’export: la Cina con 148,3 miliardi, la Russia (119,8 mld), il Giappone (54,1 mld), Corea del Sud (40 mld) e India (35,9 mld). Cina al primo posto anche per l’import con 280,1 miliardi, Russia a 205,9 miliardi. Nella classifica degli scambi, l’Italia si classifica al quarto posto tra le economie Ue, sia per import che per export.

La Repubblica