Hollande-Merkel-Renzi: i capi di Stato Ue a Milano per crescita e lavoro

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Hollande-Merkel-Renzil capoluogo lombardo ospita il vertice europeo voluto dall’Italia, diagnosis che è presidente di turno dell’Unione. Per il presidente del Consiglio una partita doppia: sul fronte interno aspetta la fiducia per il Jobs act e affronta le critiche dei sindacati. Con Bruxelles tratta per la crescita al fianco della Francia

Portare sul tavolo europeo la fiducia incassata sulla riforma del lavoro, il Jobs act, come messaggio ai partner del fatto che l’Italia sta facendo il suo percorso di riforma. D’altra parte, allora, Bruxelles deve fare di più per creare occupazione e ridare slancio alla crescita. Una richiesta che si traduce nell’aprire ai margini di flessibilità sul bilancio rispetto ai patti Ue, qui margini che Parigi ha deciso di prendersi unilateralmente (andando ben oltre i limiti imposti sul deficit) e che Roma chiede parimenti, anche senza strappi così clamorosi.
Sono questi i temi forti del vertice organizzato da Matteo Renzi, con l’Italia presidente di turno della Ue, a Milano. Una conferenza sul lavoro che segue di una settimana lo scontro sullo sforamento del tetto al 3% del deficit/Pil della Francia. C’è dunque curiosità per l’idea di vedere intorno a un tavolo, proprio a Milano, Francois Hollande e Angela Merkel. Con loro, Renzi dovrebbe tenere, al contrario di quanto ipotizzavano alcune ricostruzioni della vigilia, una conferenza stampa al termine del vertice, insieme a Josè Manuel Barroso, Herman Van Rompuy e Martin Schulz.
Da una parte, il premier italiano dovrà cercare di rinsaldare l’asse con i vicini francesi, compagni di lotta in Europa per spingere sulla crescita e meno sul rigore di bilancio. Ma d’altra parte dovrà rinnovare il canale di dialogo con la Merkel, sapendo che la pistola della Ue è sempre calda quando si tratta di aprire procedure di infrazione. Una eventualità che l’Italia sconta in quanto ha si deciso di rispettare il tetto del 3% del deficit, ma ha rinviato di nuovo (e sono due anni) il pareggio strutturale di bilancio.
“Domani vediamo di individuare un ulteriore passo in avanti da fare come Unione europea” su crescita e lavoro, ha detto Renzi alla vigilia dell’appuntamento. La conferenza, che non si concluderà però con un documento formale, è in realtà tutta centrata sul lavoro, con un focus sulla “Garanzia giovani”, su cui si soffermeranno i ministri. Ma il leader italiano ha spiegato chiaro e tondo che non si può discutere a comparti stagni, rinviando al Consiglio europeo del 22 e 23 ottobre il tema della crescita. Perché “non c’è crescita senza occupazione, non c’è occupazione se non torna la crescita”.
Per questo la partita è più ampia che mai, giocata sul fronte interno ed esterno. Il filo diretto con il Senato, da una parte, dove si attende la fiducia al Jobs Act. Ma anche l’orecchio teso verso la piazza, con le manifestazioni di protesta nel capoluogo meneghino, capitanate dalla Fiom di Maurizio Landini: “Caro Renzi non c’è niente di moderno in quello che proponi” e “No alle vecchie ricette, si all’estensione dei diritti” sono i messaggi al premier dei manifestanti.

La Repubblica