L’auto tradisce la locomotiva tedesca. Ora la Germania è a rischio recessione

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automobiliLa produzione industriale ha subito il peggior calo dal 2009 ad oggi (-4%) e nel mercato automobilistico si è visto un tracollo del 25%, purchase che non si registrava dai tempi degli scioperi per le 35 ore. Gli economisti preoccupati: un nuovo calo del Pil, nel terzo trimestre, aprirebbe tecnicamente una fase recessiva.
La battuta d’arresto della produzione industriale tedesca è stata di quelle “massicce”, tali da mettere seriamente “a rischio il rimbalzo del Pil nel terzo trimestre dell’anno”, anche se è ancora prematuro parlare di recessione. Dalle parole che il capo economista per la Germania di Unicredit, Andreas Rees, affida a un report dopo la pubblicazione del dato di agosto sulla produzione (-4% mensile a fronte di stime per un -1,5%), si capisce quanto la situazione dell’economia tedesca affrontata seriamente dagli addetti ai lavori. Il calo di agosto è il peggior andamento mensile dal 2009 ad oggi e, come non bastasse, nella locomotiva d’Europa s’è dovuto rivedere al ribasso anche il dato di luglio, portato da +1,6 a +1,9%.
Considerando che nel secondo periodo del 2014 il Prodotto tedesco aveva registrato un -0,2%, un nuovo segno negativo del Pil porterebbe la Germania tecnicamente in una fase recessiva. A preoccupare gli analisti è soprattutto l’andamento del mercato automobilistico, vanto e spina dorsale dell’industria made in Germany. E’ evocativo il fatto che, sempre ad agosto, la produzione in questo comparto sia crollata del 25%: bisogna tornare indietro di trent’anni, al giugno del 1984, per trovare una sbandata superiore (-52% per la precisione). Allora, le strade erano piene di tedeschi che scioperavano nella campagna delle 35 ore di lavoro nell’industria. Insomma, una vita fa.
A poco serve, per smorzare la preoccupazione, il fatto che in parte i dati generali riflettano un differente calendario delle vacanze scolastiche estive (posticipate rispetto a luglio), che hanno giocorza ridotto l’attività produttiva. Ormai è qualche tempo che gli indicatori macroeconomici e le attese relative alla ripresa tedesca si sono indeboliti, alimentando le pressioni di chi chiede sforzi maggiori – in Europa – per la ripresa, contro la linea del rigore imposta dal cancelliere Angela Merkel. Risuona anche l’invito, formalizzato da Bruxelles, a fare di più per stimolare la domanda interna, visto che la Germania è in surplus e in una pesante situazione di squilibrio, in base ai parametri comunitari, per quanto riguarda la bilancia commerciale con l’estero.
L’economista Rees chiede comunque di “non andare nel panico: l’attività tedesca rallenterà nei prossimi mesi, come già indicato dall’indice della fiducia negli affari, ma non andrà negli abissi”. In poche parole: non è il caso di tornare a nominare la “parola con la R”, cioè recessione. In un panorama da ‘marcia indietro’ per l’economia dei vicini europei, in particolare Italia e Francia, in Germania ci si può compiacere del fatto di esser fermi, ma certo è difficile immaginare una locomotiva in grado di trainare un intero continente a velocità zero.
Il report di Unicredit insiste dunque sul fatto che i “fondamentali non sono improvvisamente peggiorati”, ma d’altra parte riconosce che “il rimbalzo previsto nel terzo trimestre è ora a rischio”. Pur se la previsione è di un aumento forte (+2%) della produzione a settembre, l’attività industriale complessiva “nel terzo trimestre si ridurrà su base congiunturale”.
All’attività nel settore dei servizi e alle vendite al dettaglio si affidano gli analisti di Barclays per pronosticare una timida crescita nel terzo trimestre; Johannes Gareis, economista di Natixis, ritiene invece l’ultima rilevazione “una cattiva notizia per la crescita” del periodo luglio-settembre. Arriva a guardare più lontano Christian Schulz, di Berenberg Bank, per il quale “una ripresa significativa del settore manifatturiero e degli investimenti probabilmente non arriverà prima dell’inizio del 2015”.

La Repubblica