Lenta crescita del Pil e bassa inflazione. Lo scenario presentato da Istat, Ifo e Insee resta critico. Segnali di miglioramento dal mercato del lavoro, ma non abbastanza da spingere la domanda interna. Ripresa modesta e bassa inflazione. Lasciano poco spazio all’ottimismo le previsioni sulla fine dell’anno per l’Eurozona pubblicate da Istat, Ifo e Insee, gli uffici statistici di Italia, Germania e Francia. Nell’economic outlook dell’Eurozona prevedono il Pil in aumento dello 0,8% nel 2014 (+0,2% congiunturale nel terzo e nel quarto trimestre), mentre nel primo trimestre del 2015 è stimata una crescita dello 0,3% congiunturale e dello 0,7% tendenziale. La ripresa dovrebbe essere trainata dalla domanda interna (consumi +0,1% nel terzo trimestre, +0,2% nel quarto, +0,7 nel 2014, +0,3% nel primo trimestre 2015 e +0,9% su anno), mentre gli investimenti privati sono stimati in rialzo dello 0,3% nel terzo trimestre, dello 0,4% nel quarto, dell’1,2% nel 2014, dello 0,5% congiunturale nel primo trimestre 2015 e dello 0,9% tendenziale.Non va meglio sul fronte della dinamica dei prezzi: l’inflazione si attesterà allo 0,5% nel 2014 e allo 0,6% nel primo trimestre del 2015. Quanto alla produzione industriale, salirà dello 0,9% a fine anno e dello 0,7% nei primi tre mesi del prossimo. Nel terzo trimestre l’output è atteso in aumento dello 0,2% congiunturale sia nel terzo che nel quarto trimestre 2014, mentre nel primo trimestre 2015 è atteso in aumento dello 0,3%.In particolare, secondo i tre istituti, l’andamento del Pil sarà caratterizzato da asimmetrie, trainato dalla crescita di Spagna e Germania, mentre proseguirà la ripresa del mercato del lavoro, ma non abbastanza per tradursi in un significativo calo del tasso di disoccupazione: un dato che condizionerà l’andamento dei consumi e, quindi, della domanda interna. Le previsioni di fondo vedono il prezzo del petrolio stabile sui 97 dollari al barile e il tasso di cambio dollaro/euro attorno a 1,28. Lo scenario di previsione presenta dei rischi legati all’effettiva ripresa degli investimenti e del tasso di risparmio delle famiglie. Pesano anche una domanda estera più debole, specialmente dall’Asia e dall’America Latina, insieme all’impatto delle tensioni internazionali nell’Europa dell’est e nel Medio-Oriente.
Fonte: La Repubblica