Ruffini: sarà una tv per tutti, help anche per i non credenti
Vertici azzerati, unhealthy tre nuovi direttori e un mandato: non sia la tv del «viva la chiesa» ma della chiesa che fa. Così, fra maggio e giugno di quest’anno, i vescovi della Cei hanno voluto dare una nuova impronta a Tv2000 e a oggi qualcosa è stato fatto ma molto è di là da venire: «I programmi cambieranno tutti o quasi tutti.
Però la tv è fatta di fasce orarie e pubblici affezionati, non butteremo a mare tutto quel che siamo», racconta il neodirettore editoriale Paolo Ruffini, storico dirigente di Rai 3 e poi a La7.
Tv2000 è la tv dei vescovi, o meglio «della chiesa», come corregge Ruffini. Un canale «non commerciale», perché nella scelta del palinsesto non segue le logiche della raccolta pubblicitaria (anche se gli spot sono benvenuti) quanto quelle del messaggio da trasmettere, grazie soprattutto all’appoggio finanziario della Cei, che ogni anno mette a disposizione una trentina di milioni per appianare i conti.
Ma qual è stato il mandato dei vescovi? «Dobbiamo cercare di fare una tv che nel suo guardare il mondo con gli occhi di chi crede lo racconti in un modo che anche chi non crede possa trovare interessante», dice Ruffini. «Una tv per chiunque e contemporanea, sia nel linguaggio televisivo sia nell’oggetto della narrazione, che non parli d’altro ma delle cose che sono al centro delle nostre vite».
La rivoluzione accennata risale alla prima metà di quest’anno: a febbraio era uscito Dino Boffo, direttore di rete sostituito temporaneamente da monsignor Francesco Ceriotti e poi a maggio da Ruffini.
In contemporanea con quest’ultimo è entrato anche il direttore del tg, Lucio Brunelli, a lungo vaticanista del Tg2 e conoscenza di Papa Francesco. Poi, a giugno, è stata la volta del direttore generale di Rete Blu, la società a cui fa capo Tv2000, Lorenzo Serra, che ha sostituito Marco Guglielmi. I tre, insieme con il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, hanno poi partecipato a un incontro con il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, che li ha esortati a fare dei media della Cei «un simbolo della chiesa in uscita». «Piuttosto che solo convegni e celebrazioni», ha detto Galantino, «dovrebbero trovare spazio storie ed esperienze piccole e grandi, quella vita quotidiana in cui la Chiesa è sempre presente. Anche il Papa dovrebbe avere un trattamento più giornalistico, specie negli editoriali che dovrebbero sforzarsi di “dare il senso”, piuttosto che dire “viva il Papa” o “quanto è bravo il Papa”».
E questo è l’indirizzo che Ruffini ha preso insieme con gli altri due direttori. Programmi che parlano dei fatti della vita come si fa nei contenitori televisivi classici ma che «trovino anche le soluzioni». Questo non significa che la messa mattutina e il rosario pomeridiano, molto ascoltati, perderanno peso: «Vorremmo che fossero in qualche modo più legati al resto della programmazione. Come accade nella vita, si prega poi si lavora», aggiunge Ruffini. A oggi i picchi di audience corrispondono proprio a queste fasce, con uno share dell’1,56% a luglio fra le 7 e le 9 e dell’1,23% tra le 18 e le 20,30, un orario quest’ultimo piuttosto difficile su cui competere.
A sovrintendere alla macchina organizzativa un direttore generale, Serra, che arriva dal mondo delle utilities (Acque potabili Siciliane e Aiga-Iren Group, fra gli altri), anche se era già nel cda di Tv2000. L’esperienza nelle utilities non deve suonare strana: Tv2000 non ha un’ottica completamente pubblica ma nemmeno privata traendo dalla pubblicità 1-1,5 milioni di euro contro i 30 milioni che arrivano dalla Cei: «Ci sono molte differenze fra i due settori ma anche similitudini: in entrambi i casi c’è un terzo beneficiario di queste attività, qui il telespettatore, là il cittadino. Cercheremo di adottare le best practice di quel mondo che non appartengono alla tv», dice Serra.
Nonostante non ci sia stata una variazione di budget, il d.g. parla della possibilità di incrementare la raccolta pubblicitaria, anche grazie alla nuova programmazione, così come dell’esplorazione di nuove fonti di ricavi: «Penso che programmi che raccontano la vita quotidiana e religiosa possano avere spazio per essere utilizzati da altre emittenti», dice Serra. «Ma anche con i grandi gruppi che si riconoscono in determinati valori si può collaborare in maniera diversa, dalle coproduzioni alle sponsorizzazioni. Senza contare che Tv2000 fa parte di una realtà ampia, Corallo, a cui aderiscono 150/180 emittenti tv locali, legate in qualche modo a realtà cattoliche. Possiamo rafforzare la collaborazione che già c’è e arrivare a una sorta di rete-syndacation».
Ma fare la tv della chiesa significa avere più vincoli che in passato? «L’unico vero vincolo per un direttore ovunque si trovi», risponde Ruffini, «è il mandato ricevuto. Chi è l’editore e qual è il senso di quell’avventura. In Tv2000 riscontro il più grande grado di libertà perché è chiara la sua identità».
di Andrea Secchi
Italia Oggi