Chiquita, la banana contesa tra Brasile e Irlanda strizza l’occhio a tutti

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banane chiquitaPromessa sposa dell’importatore Fyffes con una fusione alla pari, drugstore la società ha ricevuto un’offerta da 611 milioni di dollari da due gruppi carioca a cui chiede di “rivedere la proposta”. E’ guerra al rialzo

Guerra senza esclusione di colpi per banana Chiquita. Il celebre gruppo americano è conteso da irlandesi e brasiliani e dalla sua posizione privilegiata strizza l’occhio a tutti, in cerca degli miglior pretendente. Ma soprattutto quello che faccia più felici gli azionisti della società. Che di certo sorridono perché da marzo a oggi la valutazione del marchio è salita da 526 a 611 milioni di dollari.
L’ultima mossa proposta è arrivata dagli irlandesi di Fyffes che di mestiere fanno gli importatori e distributori di frutta esotica: promessi sposi di Chiquita da marzo hanno messo sul piatto nuove condizioni più favorevoli agli americani per non far saltare il matrimonio davanti all’insistente corteggiamento carioca. Sei mesi fa avevano, infatti, negoziato una fusione quasi alla pari: agli azionisti Chiquita il 50,7% delle nuova società, agli irlandesi il 49,3%. Ora sono saliti al 59,6% per gli americani che hanno reagito bene riaffermando il loro sostegno al progetto.
Sostengono il progetto, ma non chiudono neppure la porta ai miliardari brasiliani Luis Cutrale e Joseph Safra che attraverso Cutrale Group e Gruppo Safra sono pronti a pagare 611 milioni per il controllo delle banane americane. Offerta già superata dagli irlandesi, ma mai dire mai perché Chiquita lascia intravedere più di uno spiraglio in caso di rilancio: “Se riceveremo un’offerta rivista ci impegnamo condividerla con gli azionisti”.
Una proposta che dovrà per forza essere più sostanziosa perché per non far innervosire troppo lo sposo irlandese, la società americana gli ha garantito un’indennità di interruzione più alta: dall’1% al 3,5% del valore del gruppo. L’assemblea generale degli azionisti di Chiquita, chiamata a votare sulla fusione, già rinviata dal 17 settembre al 3 ottobre, è stata ulteriormente rimandata al 24 ottobre.

di GIULIANO BALESTRERI

La Repubblica