Apple Pay è una rivoluzione anche per le banche. Ghizzoni: “Problema e opportunità”

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apple pay Il sistema di pagamenti mobili lanciato da Cupertino prevede la collaborazione con gli istituti e le case delle carte di credito. Che per il momento preferiscono pagare commissioni ad Apple per cavalcare l’onda di un mercato in crescita e sperare nel successo delle sue innovazioni

Un acerrimo concorrente di cui avere paura, no rx oppure uno stimolo a innovare. Apple è il nuovo oggetto da monitorare da parte dei banchieri, store dopo il lancio ufficiale di Apple Pay, medical il sistema di pagamento mobile che Cupertino ha svelato insieme agli iPhone 6 e all’iWatch nell’inaugurazione del nuovo corso di Tim Cook. Si tratta di un’innovazione che mira a dare una botta definitiva al contante, ma mina anche l’attività tradizionale di chi si occupa di pagamenti: dalle società delle carte di credito alle banche.
Non a caso il numero uno di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha subito speso parole per commentare il nuovo arrivato sul mercato dei pagamenti. Il nuovo sistema via iPhone può essere “un problema o un’opportunità”, ha detto: “Può essere un concorrente ma ormai noi banche non possiamo più sviluppare innovazione solo all’interno. Dobbiamo anche aprirci all’innovazione esterna, quindi la prenderei come una minaccia e un’opportunità”. Per Ghizzoni, Apple Pay potrebbe essere un potenziale partner o comunque o un sistema da cui imparare o a cui attaccarci. “Dell’innovazione non bisogna avere paura, tanto arriva, quindi, tanto vale saltarci dentro”.
Il sistema funziona grazie alla teconologia Nfc (Near-field communication), cioè permette all’iPhone di dialogare senza fili con un terminale dell’esercente. Il cliente che effettua l’acquisto tramite il telefono
dà il suo ok definitivo usando la lettura dell’impronta digitale, integrata nel nuovo modello dello smartphone. Il servizio, che sarà disponibile dal prossimo mese e già prevede partnership con le compagnie delle carte di credito (American Express, Mastercard e Visa), si affianca a tentativi già fatti da Google e eBay. Per Tim Cook, proprio le partnership strategiche e il design del dispositivo permetteranno ad Apple di scalzare i concorrenti e dare impulso a un mercato ancora limitato.
Quanto al rapporto con le banche, in attesa che il portafoglio elettronico si adatti ad applicazioni come Uber, Groupon o il sistema di prenotazioni ai ristoranti OpenTable, le indiscrezioni filtrate mostrano il tentativo di Apple di aprire loro il servizio in cambio di commissioni. Di fatto, Cupertino dovrebbe incassare una “tassa” dagli istiuti ogni qual volta viene utilizzato il sistema di Apple, che integrerà al suo interno i servizi delle carte di credito degli istituti partner, in luogo della carta “fisica”. I bene informati dicono che anche JPMorgan Chase & Co., Bank of America e Citigroup hanno aderito a integrare le loro carte di credito in Apple Pay. Dal loro punto di vista, gli istituti in questo momento sono più desiderosi di salire sul carro di Cupertino per sfruttare le potenzialità di crescita del mercato piuttosto che preoccupati di dover pagare un obolo a Tim Cook. E’ come se Apple, in sostanza, diventasse una società di servizi per le banche. Secondo le aspettative, il mercato dei pagamenti mobili dovrebbe quuadruplicare a 90 miliardi di dollari nel 2017.

La Repubblica