Intesa e Ubi le preferite di Credit Suisse, Mps l’ultima della classe

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credit suisseIntesa e Ubi le preferite di Credit Suisse, look Mps l’ultima della classe “Un progresso lento, buy ma nessun passo indietro”. Così Credit Suisse intitola un report di oggi sulle banche italiane, notando che diversi venti contrari hanno portato le azioni delle banche italiane a essere volatili negli ultimi 2-3 mesi. Alle valutazioni correnti (0,7-1 volte il price tangible book value 2014), gli analisti della banca d’affari continuano a preferire gli istituti di credito ben capitalizzati e ancora ritengono fattibile una graduale ripresa della redditività verso un RoTBV dell’8%-10%.
Gli analisti si aspettano un trend secolare di più basse passività in Italia come risultato della normalizzazione dei titoli di debito retail, delle meno costose emissioni di debito wholesale (circa 200bps di gap), dello spostamento verso i depositi a termine (200bps) e dei benefici del TLTRO (300bps). Quindi stimano un calo del 20-30% dei costi di finanziamento nel periodo 2014-2016 e questo, con il controllo rigoroso delle spese, sarà un “buffer” contro le pressioni del deleveraging e dei più bassi ricavi da raccolta.
Inoltre, prosegue l’analisi degli esperti di Credit Suisse, gli accantonamenti per perdite su crediti delle banche italiane stanno gradualmente calando, un trend che diventa più difficile da difendere visto il contesto macro ma le stime sono già conservative e la correlazione tra il pil italiano e la creazione di non performing loans è probabile che ora sia più debole di prima. “Manteniamo quindi la nostra visione su una lenta riduzione delle nuove sofferenze, il che consentirà alle banche italiane di registrare inferiori accantonamenti per perdite su crediti una volta che il rischio di copertura in vista dell’asset quality reviwe verra meno, si spera, dopo il quarto trimestre”.
I tentativi di una stabilizzazione sono stati più visibili nel secondo trimestre di quest’anno con alcune banche, come Ubi Banca e Unicredit, che hanno anche mostrato un maggior grado di trasferimento dalle esposizioni problematiche a basso rischio ai prestiti in sofferenza. Gli analisti si aspettano così in media 83bps di accantonamenti per perdite su crediti dalle banche italiane nel 2016 contro i 132bps stimati per quest’anno.
Sulla base di queste premesse e a seguito di modeste modifiche alle stime di utile, gli analisti hanno lasciato invariati i loro rating sulle banche italiane, ma limato i target price. Nel caso di Intesa Sanpaolo (rating outperform) il prezzo obiettivo passa da 2,9 a 2,8 euro ma rimane la top pick del broker grazie ai forti rendimenti offerti e alla maggiore flessibilità del capitale. Gli analisti di Credit Suisse considerano Ubi Banca (outperform e target price rivisto da 7,7 a 7,6 euro) a buon mercato e un’alternativa di qualità per puntare su un investimento di lungo termine, mentre il rating su Unicredit rimane neutral (target price invariato a 6,6 euro) perché l’incertezza dell’area dell’Europa centro orientale compensa la ripresa italiana e la posizione di capitale rafforzata della banca.
Infine, gli analisti di Credit Suisse hanno ripristinato la copertura di Mps con un rating neutral e un target price a 1 euro (da 1,31 euro), spiegando che i rendimenti strutturalmente più bassi rendono l’azione la meno preferita tra le banche italiane. Il rating neutral è giustificato dal rischio ridotto di richieste di ulteriore capitale. Sulle base delle nuove stime, il broker si aspetta che Mps chiuda il secondo semestre ancora in perdita, raggiunga il pareggio nel 2015 e registri un RoTBV del 3-4% a partire dal 2016, un livello comunque decisamente sotto quello dei competitor.
Ma in linea con le altre banche italiane, anche Mps potrà beneficiare di minori costi di finanziamento (retail), con una progressione del margine di interesse: +2% quest’anno, +6% nel 2015 e un -4% nel 2016. Inoltre, grazie all’aumento di capitale da 5 miliardi di euro, la posizione di solvibilità della banca è migliorata. Le stime di Credit Suisse implicano un Common Equity Tier 1 ratio Basilea 3 dell’11,1% entro il 2016 dal 10% del secondo trimestre di quest’anno.

Milano Finanza