Da Hermes a Ferragamo, il lusso batte la crisi

sfilata
Share

sfilataLa casa fiorentina ha convinto gli investitori sopratutto grazie al buon andamento del secondo trimestre, un periodo in cui gli esperti temevano un rallentamento. E per la regina del fashion un semestre con il vento in poppa, recipe ma per l’intero anno si sentirà l’effetto-cambi

Gli oggetti – e i vestiti – che fanno sognare continuano ad essere nella top list dello shopping dei ricchi del mondo. Di quei “big spender” che, tra l’altro, viaggiano molto e negli aeroporti e negli snodi internazionali comprano a piene mani sfruttando spesso i prezzi notevolmente più bassi rispetto ai paesi di origine (dove gli oggetti del lusso sono gravati da tasse e dazi in entrata); rivitalizzando, in questo modo, anche le statistiche di fatturato relative all’Europa.
E così, continuano ad andare a gonfie vele i conti di giganti del lusso assoluto, come Hermes, e marchi ambasciatori del made in Italy, come Ferragamo (e Cucinelli, pochi giorni fa) al passaggio della metà anno (finanziariamente parlando). Risultati che hanno poratto a confermare buoni obiettivi di crescita per l’intero 2014 (anche se magari con un pizzico di riflessività in più rispetto al passato).
Ferragamo ha reso nota la semestrale il giorno prima, a mercati chiusi, e alla riapertura degli scambi è stata subito premiata dagli investitori (+7,5%), con una lunga serie di report positivi degli analisti. Il fatturato semestrale è aumentato del 6% (a 659 milioni di euro) mentre l’utile netto è sceso del 6%; però senza considerare la plusvalenza straordinaria di un anno fa si registra un incremento del 10%.
Ma la sorpresa maggiore, nell’ambito di risultati che hanno comunque battuto le attese degli analisti, è stato il buon andamento del secondo trimestre. E’ proprio nella seconda metà
del semestre che si coagulavano i dubbi maggiori del mercato, mentre con l’eccezione del Giappone (che ha fatto segnare una contrazione del 4% del fatturato, ampiamente prevista dopo l’inasprimento della tassa sui consumi, partita in aprile scorso) i risultati sono stati tutti positivi.
Come spiega uno studio di Societe Générale, seppure con tassi di crescita più bassi rispetto all’intero 2013 il secondo trimestre di quet’anno per Ferragamo ha fatto segnare incrementi decisamente migliori rispetto ai competitor. Particolare svilluppo hanno avuto i profumi, che invece nel primo trimestre non avevano avuto buoni risultati, anche se i settori trainanti per Ferragamo restano le calzature e la pelletteria (78% del fatturato). Per 2014 il gruppo stima una ulteriore crescita, in assenza di turbative di mercato.
Molto bene anche la regina del lusso, Hermes. Le sue Birkin a 10 mila dollari a borsetta – che i ricchi della terra continuano ad attendere per mesi dopo la prenotazione, prima di ottenerle – così come gli altri oggetti-simbolo continuano ad essere richiesti anche in mercati, come quello asiatico, che stanno dando qualche segnale di rallentamento; e che non a caso hanno messo sotto pressione gli utili per giganti come Kering e Lvmh. La casa di mode francese ha registrato nel primo semestre un fatturato pari a 1,907 miliardi (+8%) mentre gli utili operativi sono ammontati a 621 milioni; l’ultima riga di bilancio, l’utile netto, ha registrato nel semestre un incremento dell’8%, lo stesso tasso di crescita delle vendite.
In base a questi risultati Hermes ha confermato nel medio termine un obiettivo di crecita delle vendite di circa il 10%, a cambi costanti. Proprio la dinamica delle valute, che ha già impattato negativamente sulla marginalità (comunque altissima) del gruppo, continuerà a mettere leggermente sotto pressione i conti del gruppo, che si aspetta per l’intero 2014 un Ebitda margin (che segna la redditività di un gruppo in relazione alle vendite) inferiore al 32,4% segnato nel 2013 (e che rappresenta un record per Hermes). Già nel semestre questo indicatore è passato dal 33,1 del primo semestre 2013 al 32,6 del primo semestre 2014.

La Repubblica